martedì, aprile 26, 2011

Milano 25 Aprile

Sono stanco di sentire solo  lamenti di chi pur percepisce anche su di se il declino che sta pervadendo il nostro paese che parte dalle istituzioni e va giù fino alla degenerazione del pensiero e del comportamento di ogni singolo cittadino. Ho bisogno del contatto con persone che vedano al di la del loro piccolo orto e che si riconoscano attorno a valori universali, nazionali, collettivi e condivisi. Il messaggio distruttivo che in modo esplicito oppure occulto arriva da questa classe dirigenziale che gestisce il potere politico a suo proprio beneficio, è proprio quello di farti stare a cuccia, nella tua bella casetta, magari davanti al video. Oppure ha l’effetto di farti andare a zonzo nella tua car da uno shopping center all’altro, ma anche di farti fare quel che ti piace ma nel suo comparto, senza più un legame con la realtà (in disfacimento) che intanto si addentra nel comparto contiguo, prima o poi arriva anche nel tuo, tranquillo. Ho bisogno di rinfrancarmi dalla vergognosa propaganda politica mirata a alterare la verità infangando tutto ciò che ostacola un potere clientelare e di favore. In questi ultimi tempi ci hanno indotto alla divisione, tutti contro tutti, ognuno a cercare nell’altro la causa del male, la logica riduttiva del caso particolare che diventa un modello per delegittimare tutta una categoria, arriva anche alla tua , tranquillo. La forza della retorica e della contrapposizione per alterare la possibilità di unione e di riconoscersi attorno a visioni comuni e a valutazioni equilibrate. Alla manifestazione del 25 aprile a Milano ho percepito due messaggi: uno composto ma articolato a sostegno dei principi della Costituzione che rappresentano i valori collettivi su cui costruire il bene della società; l’altro messaggio urlato e dirompente che riassume lo stato d’animo di chi si sente attaccato e contesta. Come si diceva, c’è chi dice che tanto non cambiano le cose. Invece non è così, i cambiamenti, o il mantenimento di quel che si ha, passano dalla consapevolezza e dalla capacità di unirsi e di esprimersi, in questo le manifestazioni hanno la loro importanza.


giovedì, aprile 21, 2011

25 Aprile

La Libertà: non è lo sfruttamento di lavoratori precari, non è il lavoro nero, non è la mancanza di aiuti alle famiglie, non è la nomina ne la raccomandazione, non è la delinquenza organizzata, non è il monopolio dell’informazione, non è la corruzione ne il ricatto economico.

La giustizia: non sono le leggi ab personam – non è la demolizione delle istituzioni, non è la loggia di propaganda, non è l'abuso di potere..

I diritti: non sono un lavoro malpagato e precario, non sono la malasanità, non sono l’istruzione carente e chiusa, non sono la mancanza di informazione.

La Pace: non è mancanza di solidarietà, non sono affari e sfruttamento, non sono mancanza di valori, non sono armi e interessi economici sopra tutto.

W la resistenza

martedì, aprile 19, 2011

festa post plenilunio

lunedì, aprile 18, 2011

Gran Zebrù

Nuovamente al Gran Zebrù. Concretamente, già dalla partenza vedi la meta. Meteorologicamente la giornata si preannuncia bella e fresca. Al Collo di bottiglia c’è affollamento, certamente qualche sasso rotola giù per il canale, sono gli sciatori in discesa che raspano il fondo. Ripetibilmente il secondo affollamento è al canale superiore. Il terzo affollamento è in cima. Stranamente molti sono saliti da Solda. Sembra di sentire parlare in polacco. Un gruppo senza sci ma con la guida è salito dalla parete sud. E’ inutile, in questa situazione complessa cercare di intuire qualsiasi significato extra, una grossa croce in acciaio è l’unico elemento che vorrebbe trascendere alla realtà. Invece. Con questa grossa croce davanti, il panorama già ampio si estende fino a Roma, nell’avanti Cristo. Gli schiavi e i briganti venivano torturati e fatti morire nel modo più atroce possibile, per crocifissione appunto. Il metodo consisteva nel dare un monito ai ribelli mettendo in mostra la morte atroce e lenta dei condannati . Anche se sono abituato alle croci in montagna, Il pensiero di questa pratica, della pena di morte, della sofferenza, della malvagità, mi disturba e mi allontana dalla suggestione del luogo. Dopotutto, il messaggio a chi sarà mai rivolto, ai bravi e ai sottomessi, oppure ai ribelli, o a entrambi? Son arrivato fin quassù per vedere la realtà, per intuire una relazione tra le cose che la necessità delle regole e la complessità della società non consentiva di percepire laggiù, però i simboli parlano e di cose da dire ne hanno tante. Insomma, dispongo di un paio di sci con i quali mi allontano velocemente dalla cima del Gran Zebrù. Oggi neanche lo Zen avrebbe potuto andare oltre a quel che si vede.


lunedì, aprile 04, 2011

Zen allo Zupò

La dottrina buddhista Zen si basa sulla comprensione della realtà attraverso la propria esperienza. Non  si tratta solamente di intuire un singolo aspetto di quell’esperienza, bensì di cogliere la “visione del cuore delle cose”. Lo Zen si basa su alcune pratiche che dovrebbero favorire la conoscenza, arte pittorica, meditazione, teatro, arte culinaria, arti marziali, ciclismo, alpinismo.  Qualsiasi attività che permetta di ampliare la conoscenza e di interagire con l’ambiente può diventare una esperienza Zen.  Al contrario, agire con pregiudizio, con convinzione, in modo ripetitivo e prevedibile è l’opposto della filosofia Zen. Non posso dire quale sia stato il risultato di questa esperienza Zen allo Zupò, quale spiegazione della realtà abbia intuito, quale connessione tra i fatti mi si sembrata evidente: la esperienza è personale, è poco utile affermare un concetto che si è costruito ed è stato cercato in condizioni molto particolari. Però può essere utile rimarcare gli elementi che lo hanno prodotto. Questi. La visione a distanza, di 6km di ghiacciaio quasi orizzontale, più altrettanti in ripida salita.  Apprensione per il percorso, prima, confidenza nel percorrerlo poi. Isolamento anche se poco distante da altri uomini. Senso di fatica .. stomaco contorto. Arrivo al colle ma non alla meta. Pausa oltre che per riprendere le forze per dare uno sguardo attorno e cercare connessioni con la realtà, in questo si è realizzata la esperienza Zen. E’ stato importante, anche se ora posso solo ricostruire la situazione, la percezione della realtà è variabile, quaggiù prevale un senso di confusione, la sovrapposizione di voci e la pressione antropica non consente  la intuizione, quanto mai  la “visione del cuore delle cose”.