martedì, giugno 25, 2013

Stelvio zona strategica

Il viaggio è graduale ed è ad una velocità (lenta) che ti consente di seguire i cambiamenti del paesaggio e dell’ambiente antropico. Già il treno non si sa perché vada così piano, non si sa perché sia così trasandato. Ovviamente il gabinetto sembra finto, messo lì per folclore,  ma quasi inutilizzabile, l’aria condizionata di solito funziona solo in inverno, mentre ora, in estate,  si è bloccato il riscaldamento e non si può spegnere. Sono fatti bene questi treni, nonostante i rumori provenienti dai carrelli lascino immaginare una usura eccessiva di organi meccanici, non c’è da temere  che succeda qualcosa, .... la forza dell’abitudine. Per fortuna a Tirano scendiamo e non incrociamo il trenino rosso del Bernina per non dover pensare anche peggio nel confronto. Ma veramente a me il trenino rosso mi da l’idea del tram più che del treno. Comunque arrivati qui finiscono i binari e a parte la costosa ferrovia Retica Svizzera, non ci sono evidenti possibilità di raggiungere qualcuna delle amene località della zona.  Il turismo qui è ancora basato su come far profitto della necessità altrui, non come offrire una opportunità che stimoli l’interesse . Partiamo in bicicletta verso Bormio. Poco fuori da Tirano i veicoli a motore deviano e accelerano sulla superstrada, lasciando in pace i ciclisti a  guardarsi attorno e a respirare l’atmosfera addormentata dei paesi: Lovero, Tovo, Mazzo, Grosotto, Grosio, Sondalo. Ma sono proprio addormentati in questi posti, sono inebetiti dalla mancanza di traffico automobilistico, mentre a mio parere avrebbero da offrire ospitalità e opportunità a turisti del finesettimana e della vacanza eco-light.
Ovvio che non puoi competere con posti turistici al 100% come Bormio e dintorni, ma nonostante la modestia dei luoghi tra Tirano e Bormio, la vicinanza alla ferrovia e la eventuale possibilità di usufruire di servizi (trasporti locali e luoghi attraenti) a basso costo, potrebbe riscuotere un certo  interesse. Ma se come ho sentito i cittadini della provincia di Sondrio hanno un alto reddito medio procapite, si potrebbe pensare che va bene così. Pedaliamo nel  torpore di questi luoghi e senza molta fatica, in quasi solitudine arriviamo a Bormio. Il pensiero comune, mio e di Nicola è che si respira aria di estate e di vacanza. In effetti la mancanza di automobili e motociclette sulla strada consente di “vedere” e di apprezzare gli alti, verdi ed irti pendii che fiancheggiamo. L’ingresso nella conca di Bormio è uno spettacolo, sul fondo cerchiamo di identificare l’ingresso della valle dello Stelvio che invece è poco evidente.
Finalmente, superato Bormio, cominciamo la salita vera, anche se “giriamo” sottosoglia e anche se la pendenza non è esagerata.  E’ qui devo elogiare la bicicletta come mezzo ideale e insuperabile, perché esalta al massimo l’efficienza dei miei fantastici muscoli e mi consente anche di guardarmi attorno. Non si può dire che l’evoluzione ci abbia fatto per la bicicletta perché non è trascorso abbastanza tempo da che è stata inventata ne ci sono state le condizioni per giustificare un adattamento ad essa. Invece bisogna dire che la bicicletta è una invenzione straordinaria che ha saputo amplificare al meglio certe potenzialità umane che probabilmente sono tali per ben altri scopi.
Ma ora siamo in pieno Stelvio, la prima parte del percorso ci fa prendere un poco di quota mentre ci si inoltra nella stretta valle, poi segue un lungo tratto di costa poco ripido con alcune gallerie, in fondo un gradino vallivo si risale con uno  zig-zag della strada e una serie di tornanti.


Al di sopra si cambia, la valle si fa meno aspra, la strada spiana e segue il fondo, giusto il necessario per recuperare le forze in vista dell’ultimo strappo da  cui però oramai si vede l’arrivo. 
Ci superano alcune motociclette un po’ troppo velocemente e con troppa foga. Direi che i centauri sono esaltati dalle curve e dalla possibilità di  testare l’accelerazione. La strada è perfetta per motociclette, qualcuno che esagera c’è sempre, non si riesce ad evitare tutti gli stupidi, ma uno o più cartelli che suggeriscano un comportamento più civile potrebbe servire. D’altra parte  abbruttiscono le nostre città con orribili cartelloni ma perché non dovrebbero usare pochi cartelli ben piazzati per mandare un messaggio utile a tutti. In Svizzera lo fanno! 


Senza troppa fatica risaliamo l’ultimo tratto un poco  più ripido e arriviamo al Passo. Vedo con dispiacere il solito chiosco dei Wuster, cibo per motociclisti, forse l’unica cosa che alla fine ricorderanno bene. Invece, a proposito, delle 3000kcal spese per arrivare quassù, ammesso di aver utilizzato il 10% di energia dai grassi, a 9kcal al grammo, fanno  33g di grassi smaltiti Mi spiace constatare che qui non accolgano i ciclisti, non troviamo neanche un rubinetto per riempire la borraccia. Non importa, dopotutto non m’interessa di partecipare a questo ambiente untuoso e poco eco, lo osservo e basta, e non mi attrae per niente.
Certo la discesa è un’altra cosa, l’ebbrezza della velocità mi prende, la sfida con l’orario del treno ingaggia, mi sento un motociclista .... ma mi compiaccio ancora, tutto ciò lo ottengo solo con i miei muscoli e con la mia destrezza, ad emissioni zero se trascuriamo la CO2 metabolica.