lunedì, aprile 26, 2010

Liberazione



//.............................//
Non è una forzatura concludere dunque sull'ipotesi di una "cultura della liberazione" come lascito epocale della tragedia di questo secolo; come invocazione inespressa dei milioni di morti del secondo conflitto mondiale.
Il processo di liberazione non è mai compiuto: non è compiuto nelle coscienze dei singoli, non lo è nella vita sociale. La liberazione dell’uomo, di tutti gli uomini, dall’oppressione, dalla miseria, dall’ignoranza, dalla paura – e in una parola dal male – è un obiettivo sempre valido, sempre necessario e sempre aperto. La cultura della liberazione non implica un punto d’arrivo, non ha, come la cultura della rivoluzione, modelli definiti di società da proporre, si coniuga con il realismo della politica, ma rappresenta un principio costante di non appagamento rispetto ai risultati raggiunti e costituisce perciò quell’elemento di tensione utopica che tiene viva la democrazia e ne garantisce lo sviluppo.
La storia dell’Italia unita è segnata da una domanda di liberazione che parte dal Risorgimento nazionale e si rinnova nella resistenza. Se la Resistenza è entrata in crisi come momento mitico di unità e di identità collettiva, non è entrata in crisi la volontà di liberazione che ha inspirato quella esperienza e che ha trovato nella carta costituzionale una sua espressione compiuta: la Costituzione del ’48 è ancora un punto di riferimento sicuro per indicare il cammino della liberazione. I valori della Costituzione possono oggi, venute meno le condizioni storiche che ne hanno bloccato lo sviluppo, dispiegarsi nelle loro inesaurite potenzialità. Si pensi ad esempio alla esigenza di ridefinire il principio della libertà di espressione del pensiero non più solo rispetto ai soggetti attivi che esprimono il pensiero medesimo ma anche e sopratutto rispetto ai soggetti passivi che ricevono il messaggio e che rischiano di essere asserviti dalle dinamiche proprie della cultura mediatica.
Celebrare il 25 aprile significa dunque aprirsi alla cultura della liberazione, all’idea di traguardi più avanzati di dignità e di libertà umana, a un’idea di democrazia che coniuga tensione utopica e ricerca di adeguati strumenti istituzionali; significa aprirsi alla prospettiva di una lotta per la liberazione che continua oggi e deve continuare domani.


Scoppola
25 aorile. Liberazione
1995 Einaudi

martedì, aprile 13, 2010

Animali



// ...................................
Il secondo corollario riguarda la religione cristiana - e in particolare la Chiesa cattolica - che è stata il mio contesto religioso di appartenenza nell'infanzia e nella pubertà. La domanda che mi sorge spesso spontanea è la seguente: come può la dottrina cristiana, nonostante personaggi come Francesco d'Assisi, essere così miserevolmente miope e antropocentrica? Così monomaniacale e ipersensibile quando si tratta del rispetto del corpo umano, della vita umana, dei feti umani, degli aborti umani, degli embrioni umani e persino delle cellule staminali-embrionali umane, e viceversa così profondamente insensibile e negligente nei confronti del ben più vasto mondo-della-vita, o biosfera che dir si voglia? Forse perchè l'uomo ha il privilegio di essere fatto a immagine e somiglianza del buon Dio, e gli altri esseri viventi no? Come possiamo tollerare, le varie chiese cristiane di essere così barbare e indifferenti nei confronti dei nostri "fratelli" animali, specie se le si confronta, per esempio al buddhismo, o al gianismo, che pure sono più "primitivi" cronologicamente, essendo nati tanti secoli prima?
Sono domande che non sono certo il primo a porre, ma che credo opportuno riproporre. Anche perchè non mi rislta che abbiano mai avuto una sensata risposta.
...........................................//


Paolo Caruso
Perchè non possiamo non dirci animali
Marsilio 2009