martedì, luglio 18, 2017

Royal Ultra Sky Marathon

ROYAL ULTRA SKY MARATHON  - 16 luglio 2017

Per un comune trailer ci sono certe gare a cui bisogna partecipare. Perché il nostro sport è avventura e sfida, quindi è normale anzi è necessario avere sempre obiettivi di alto livello, come la ROYAL USM. 
E' tosta. Il primo impatto con la manifestazione ce l’ho alla distribuzione dei pettorali presso la casa del parco poco prima del centro di Ceresole Reale, un po’ di confusione, ma l’impressione è di accoglienza e simpatia da parte dei volontari e dell’organizzazione. Ritirato il pettorale e accolto da una buona merenda alpina, l’appuntamento è a Ceresole rif. Mila alle ore 04:00 con le navette che ci porteranno alla diga di Teleccio.
 Il viaggio in autocolonna nel cuore della notte per raggiungere la diga è lento e un po’ sballottati scendiamo dai mini bus verso le ore 05:30. Qualcuno è salito con l’auto fino alla diga ed ha dormito qui, molto meglio, ma comporta di risalire con le navette dopo la gara a recuperare l’auto. Ci controllano scrupolosamente il materiale obbligatorio e ci offrono una piccola colazione, c’è un po’ di tempo per guardarsi attorno, siamo tutti rilassati perché il meteo si prevede ottimo e questo è un aspetto molto positivo. 
La partenza dalla diga è unica e di grande effetto. Dopo tutto lo sforzo logistico per essere qui, finalmente alle 06:30 si parte. Dopo la solita sparata iniziale costeggiando il lago di Teleccio, si forma un serpentone sul sentiero a tornanti sottostante il rif. Pontese, lo raggiungiamo in mezz’ora, c’è parecchia gente a vederci passare e a spronarci. C’è una certa fretta perché il primo cancello è a 2 ore dalla partenza e non si può perdere tempo. Ma tutto fila liscio e in 01:30 raggiungo il primo colle, cancello, da qui la discesa è ostica su sassoni e quasi senza sentiero, intervallato con nevai non particolarmente ripidi, c’è molto personale di controllo e assistenza, buona organizzazione! Più in basso in discesa riappare un sentiero, riesco a dare qualche occhiata attorno, bello, attraversiamo valloni interni e isolati con fondo piatto e montagne ripide attorno. 
Il clima è perfetto, fresco quel tanto che basta, nessuna preoccupazione per il seguito della giornata. La fase iniziale nelle corse in montagna è sempre entusiasmante, si va veloci, si sta bene, non si fatica, si superano dislivelli e distanze senza accorgersene. Qui è particolarmente bello. Si susseguono tutti i tipi di terreno, i posti sono servaggi e naturali, varrebbe la pena di fermarsi e di ambientarsi, ma il pensiero comunque è concentrato sui prossimi punti del percorso da raggiungere. Il secondo cancello fa soffrire perché per raggiungerlo bisogna percorrere un lungo sentiero di costa corribile, e bisogna correrlo perché il margine di tempo è limitato. Arrivo infine all’alpe Forges dopo 4 ore dalla partenza con un margine di solo 30min sul limite concesso, mi preoccupa un po’. Quindi riparto volenteroso per la successiva lunga salita di 700m. Questo è uno tratto del percorso molto spettacolare, pareti, laghetti, vallone selvaggio, sentiero lastricato e colle a 3000m. Sono attorno alle 5 ore di corsa, adesso il fisico comincia a sentire la stanchezza ma non va male. Dall’alto si vede il lago Serrù, prossimo cancello orario a 09:00, sembra a portata di mano, ad un certo punto si intravede anche il lago di Ceresole, dov’è il traguardo, ma al momento il percorso va ancora in n direzione opposta. Il prossimo punto di riferimento è il colle del Nivolè, sembra che debba apparire da un momento all’atro dietro la curva del sentiero, invece ad un certo punto si incrocia la strada asfaltata e il colle è molto più in alto per raggiungerlo bisogna superare ancora una salita per sentiero a picco sulle rocce. 
Dal Nivolé si ridiscende nell’ennesimo vallone da favola e si punta ad un altro colle da cui finalmente si scende in picchiata al lago Serrù. Passo al cancello con 01:00 di margine questo mi tranquillizza un po’. Si continua a scendere, di attraversa la valle del Carro che finora avevo visto solo innevata, scendo, scendo, scendo e finalmente ricomincia la temuta risalita al rif. Jervis. 
Sono a 9 ore dalla partenza, ho finito l’energia, adesso considero che avrei dovuto mangiare di più prima, ora non riesco a assimilare nulla e ho inizio di nausea. Brutta sensazione e vedo che mi superano in molti e certo non è che stiano andando forte. Vedo i sorci verdi per arrivare al rif. Jervis e mi spiace di non godermi il posto, molto bello. Comunque, nonostante il rallentamento ho ancora la possibilità di raggiungere il traguardo entro il tempo massimo, ma non è finita, la risalita dal rif. Jervis al colle del Nel +350m che in condizioni normali è uno scherzo mi impegna ancora in uno sforzo di volontà contro il senso di pesantezza e di mancanza di forze. Però pian piano ci arrivo e comincio l’ultima lunga discesa -900m con un poco in più di tono. 
Non corro, ma diciamo che mi lascio portare giù dalla gravità cercando di non contrastarla troppo. Per fortuna a parte l’inizio della discesa su terreno difficile, più in basso appare un sentiero a tratti corribile e man mano sempre più bello. Infine la pineta e il lago di Ceresole, e dopo 1,5km di corsettina lungo sponda arrivo al tanto agognato traguardo. Ci ho messo le 12 ore che pensavo, ma non mi sono piaciute ultime 3 ore ad arrancare. 
Al di là dei dettagli tecnici è stata proprio l’avventura che mi aspettavo, una meravigliosa domenica alle pendici del Gran Paradiso. Purtroppo quando si provano queste sensazioni così intense, si prova una specie di ebrezza, supportata anche dal intenso contatto con la natura e con l’aspetto antropico di questi luoghi. Diventa una esperienza che vorresti ripetere quanto prima. Notevole l’organizzazione ed il supporto soprattutto per sicurezza con molti volontari dislocati lungo il percorso. Mi è piaciuto l’approccio organizzativo essenziale, ma accogliente e con molta considerazione del fatto di avere 270 runners tra percorso corto e lungo impegnati in montagna. Ho visto molta solidarietà e attenzione tra i compagni di corsa, almeno tra quelli della retroguardia, quelle 2-3 volte che mi sono fermato a riprendermi i corridori sopraggiunti mi hanno sempre chiesto se era tutto a posto e mi hanno incoraggiato. Come sempre l’ambiente della corsa in montagna è piacevole e sociale, ma non basta avere una passione comune, la maggior parte dell’impegno nell’attività è individuale e forse per questo che si ha tanta voglia di condividerla. 
La corsa in montagna è uno sport, è un’attività di alto valore. Tiene insieme senza conflitti agonismo e passione, atleti di punta e di massa e di tutte le generazioni. Si svolge in ambiente naturale, non richiede attrezzature speciali, è fisica, richiede determinazione e programmazione. L’unico aspetto complesso è l’organizzazione delle gare, per cui sono necessarie conoscenze e risorse, umane soprattutto. Ciò non toglie che oltre le gare organizzate si possa praticare la corsa in montagna, anche da soli, su percorsi facili, ma sempre con grande soddisfazione.

In attesa di partire


Pronti al via


Risalita al Colle dei Becchi


Colle dei Becchi


In discesa dal Colle dei Becchi


Il vallone percorso in discesa


In vista del Colle della Porta


In salita al Colle della Terra


Quasi al Colle della Terra


Colle del Nivolè

cibo per runners


Il percorso della Royal U S M


Royal Ultra Sky Marathon