sabato, settembre 12, 2020

Bettelmatt trail Salomon challenge

 Volevo partecipare al Bettelmatt Trail e mi ero anche iscritto a fine febbraio ....... Non ricordo se ho colto la proposta degli organizzatori di correrlo comunque autonomamente oppure se lo avessi già pensato prima che fosse proposto. Il meteo stabile di inizio settembre mi convince a venire a Riale venerdì pomeriggio. Sono impressionato dalla molta gente in giro e dal clima molto caldo. Invece il sabato mattina alle 5 non c'è in giro nessuno, temperatura 10°C, non male qui a 1700m. 

05:07 Riale - Da regolamento faccio partire il gps a Riale e parto alla luce della frontale e della luna, quasi piena, in fase calante quindi alta nel cielo nelle ore del mattino. La prima salita ripida supera il gradino glaciale della valle e conduce al lago Castel, alle pendici del monte Basodino. E' un momento magico, il rumore della cascata, la penombra del terreno e la luce flebile in cielo in cui si percepisce l'avvicinarsi dell'alba, il corpo pieno di energia e il clima confortevolmente fresco ..  i pensieri si infiltrano nei quesiti dell'esistenza.

 

Lago Castel

  

 Sarà la attività della giornata, controllare la traccia da seguire sul gps, ad ogni deviazione dubbia meglio controllare. Nel giro di pochi minuti il cielo rischiara e tutto diventa più banale, adesso posso anche correre, la pendenza è minima e il terreno è facile, sterrato o buon sentiero. Mi impianto contro il recinto di un ranch, all'interno c'è gran movimento di capre che arrivano da un lato e persone che le richiamano e cani che abbaiano, dall'altro lato decine o centinaia di mucche accovacciate a runimare una accanto all'altra. Dopo aver guardato il gps capisco che devo passare in mezzo alle mucche e evitare le capre. Naturalmente perdo il sentiero cancellato dalle deiezioni bovine, ma mi allontano volentieri dal posto, riconquisto la solitudine, ritrovo il sentiero e lo faccio scorrere sotto i piedi. Mi avvicino al passo San Giacomo al confine con la Svizzera (val Bedrettto) ma ancora ammiro i laghi del Boden e incontro un tipo che ha dormito qui in tenda, non male il posto!

 

Laghi Boden

 07:27 Passo S. Giacomo 10Km, +760, -200 - Raggiungo il passo e incrocio lo sterrato. Niente di speciale questo posto, solo una tappa per cominciare, mi rendo conto che adesso devo fare una bella corsa sempre in discesa su sterrato per ripassare da Riale. Le gambe vanno bene, d'altra parte siamo solo all'inizio del viaggio.

 

Rif. Maria Luisa - in discesa a Riale

 08:17 Riale 18Km +770, -770 - La corsa in discesa vien bene, rieccomi a Riale dove posso rifornirmi, sopratutto di liquidi e ripartire per il secondo settore del trail, la mattina è splendida, c'è gente in giro, sono arrivati i gitanti di giornata. 

Dopo aver costeggiato il lago di Morasco il sentiero sale, ci sono alcuni escursionisti, la zona è molto frequentata, arrivo all'alpeggio Bettelmatt, una grande piana circondata da alte coste, un posto molto bello, c'è una baita con persone attorno, non vedo animali al pascolo, non mi soffermo il sentiero si impenna in direzione del rifugio Città di Busto. Più sopra un tipo sta spingendo su una bicicletta, in effetti i posti qui sono attraversati da sterrati in buone condizioni, se vuoi fare un anello in bicicletta devi considerare qualche tratto da percorrere a spinta.

Bettelmatt

Raggiungo il rif. Città di Busto e non mi fermo nemmeno, vedo davanti il canale innevato che mi porterà al rif. 3A, cima Coppi del Trail. Percorro correndo il Pian dei Camosci, è la seconda volta che sono qui ma il posto me lo ricordo bene e quel che segue del percorso mi attrae. Infatti nel tentativo di seguire fedelmente la traccia gps guida mi ritrovo a salire il pendio dove non c'è sentiero, ma finisco comunque all'imbocco del canale innevato. Ho lasciato giù i ramponcini allora preferisco salire lungo la morena facendo sicuramente più fatica, l'ultimo tratto di canale, più ripido devo calpestare la neve, salgo prudentemente sulle "peste" presenti. Adesso devo raggiungere il rifugio cercando sempre di fare il percorso predefinito dalla traccia gps fornitami. Girovago un po' sulla neve prima di trovare la traccia sul pendio sassoso che mi porta al rif. 3A. 

 

Pian dei Camosci e canale nevoso per il rif. 3A

 
Salita al rif. 3A


  10:50 Rif. 3A 30Km, +1970, -830 - Il rifugio è gestito da  "Operazione Mato Grosso" è dedicato a Anna, Attilio, Alessandro, è chiuso. Ci sono altre 4 persone salite dalla diga. Il posto è notevole con ottima vista sul lago dei Sabbioni e sulla Punta D'Arbola che mi riporta molto indietro nel tempo ad una gita invernale. Mi fermo 5 minuti e riparto imboccando una discesa sbagliata, solito consulto gps, quindi piccola risalita e gps alla mano trovo la discesa giusta non segnalata e poco evidente.
Punta d'Arbola dal rif. 3A

 Deve ridiscendere il canale innevato il primo tratto un po' ripido sono cauto, poi prendo confidenza e mi lancio nella corsa molto piacevole sul liscio della neve con pendenza ottimale. In breve sono giù e riprendo il sentiero, devo passare sulla diga, ma avendo diversi possibili percorsi vado ad intuito e sbaglio ma sempre per intuito mi accorgo facilmente degli errori e faccio qualche zig zag, ma alla fine arrivo sulla diga. Dall'alto un pastore controlla un grande gregge di pecore. Risalgo ancora qualche decina di metri e mi lancio in discesa verso il lago di Morasco. Il sentiero non è molto corribile, c'è molta gente affaticata che sale, deve essere uno degli itinerari più frequentati della zona.

Diga del sabbione - I puntini a destra sono pecore!

 12:50 Lago di Morasco 37Km, +2200, -2100 - Seguo la sponda opposta del lago e imbocco il sentiero per il vallone di Nefelgiù, recupero i rifornimenti, acqua e cibo che avevo nascosto ieri in un cespuglio, mi inoltro nel vallone, so che la salita sarà lunga. Invece mi sembra di avere un buon passo, almeno fino a due terzi di salita, poi arriva la temuta crisi. 

Lago di Morasco salendo al Nefelgiù

14:30 Passo di Nefelgiù 44Km, +2900, -2100 - La baldanza di stamattina è scemata, raggiunto il passo mi fermo qualche minuto a mangiare qualcosa e a rinnovare le energie. Recupero un po' anche poi mentre scendo in alcuni punti lentamente, il sentiero non permette di correre continuamente, in basso il lago di Vannino attrae l'attenzione, anche qui ci sono escursionisti che camminano. 

 

Discesa dal nefelgiù e lago Vannino

Finalmente raggiungo il lago di Vannino e proseguo la lunga discesa adesso su sterrato, corro lento ma corro, in questo tratto ci sono molti gruppi di gitanti che hanno sfruttato la seggiovia da Valdo per saltare a 1800m e risalire di altri 300m fino al lago. La lunga discesa arriva al fondo della val Formazza, si prosegue per qualche km in leggera salita verso le cascate del Toce. Dalla base della cascata mancano ancora 4Km e 300m di salita per rivedere Riale nella sua splendida conca.

 17:04 Riale 56Km, +3300, -3300, -  Il giro si chiude, al Totem fermo il gps e il cronometro, non era una gara vera, ho impiegato 11h:55 in confronto alle 08h:30 del BUT  nel 2018, ho perso tempo a guardarmi attorno, a fare foto, a sbagliare sentieri, ho cercato di distribuire le forze e comunque ho subito la stanchezza nella parte finale. Il meglio è stato al mattino presto, l'alba e la solitudine, poi nel secondo settore la salita un po' tecnica al rif. 3A, la bella vista verso la Punta d'Arbola. L'ultimo settore invece, per la stanchezza e l'incrocio frequente con gitanti ed escursionisti, l'atmosfera era più usuale. 

Il Totem. Punto di partenza e arrivo a Riale

 L'idea era di passare una giornata in cammino, di impegnarsi con il fisico, di attraversare gli ambienti e di assorbirne quel che si riesce della loro essenza. Tutto molto speciale e molto umano e naturale, differente dalla vita artificiale e per certi versi disumana e confortevole che ai nostri tempi è la normalità .. per alcuni, mentre altri cercano di raggiungerla. Non siam fatti per stare sul divano e per imbecillirci in attività sedentarie e ripetitive. Le nostre capacità sono nel pensiero e nella conoscenza ma il nostro fisico non è fatto per stare fermo. Fino a pochi secoli fa il fisico era la risorsa umana più utilizzata. Siamo ancora uguali agli uomini e donne preistorici che utilizzando ingegno e adattabilità soppravivevano con pochissimo. La vita moderna ci altera, ci rende troppo invasivi ed eccessivi, ma nemmeno non ci si può sganciare da una società che ti da tutto e non lascia alternative. Si può solo simulare una vita alternativa, una situazione di esistenza primordiale in cui mettere alla prova le proprie capacità fisiche e mentali, come sarebbe nella reale esperienza naturale di essere umano. Il limite è molto avanti, non è certo un giretto in montagna in condizioni ottimali a creare problemi.




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