martedì, settembre 28, 2021

Drogo Truzzo e Quadro

 Per trovare luoghi ancora non intaccati dall’uomo bisogna andare in paesi poco abitati e dove la natura del terreno è estrema, sui monti più alti in Himalaya, nei deserti, ai poli, nel mezzo degli oceani, insomma agli estremi …… eppure se si chiude un occhio sulla presenza di qualche manufatto, se si soprassiede sulla presenza di qualche animale  addomesticato tipo capre e pecore, anche sui nostri monti, Alpi e Appennini, senza andare neanche troppo lontano, si trovano sacche di territorio quasi deserte e quasi allo stato naturale, tenendo conto della approssimazione di queste considerazioni e anche di altri fattori che dirò dopo, il risultato è che si può vivere una bella esperienza in montagna, quasi come se fossimo nel Baltistan, ma a pochi passi da casa. E’ vero ci sono troppi  “quasi”, ma ci si accontenta. Inconsapevolmente di tutto questo avevo programmato una gita nella valle del Drogo e del Truzzo, un posto che avevo già visitato ma senza addentrarmi  nella valle perché allora si badava ad altro e non erano ancora sorte le mire da esploratore che oggi mi fanno apprezzare i luoghi sperduti e disabitati. Intanto già il nome porta  alla mente il tenente Drogo del Deserto dei Tartari di Buzzati, che pare fosse un frequentatore della zona, ed è proprio con  lo spirito di affrontare l’ignoto (relativamente), che mi metto in cammino con cielo un po’ coperto ma con previsioni meteo buone.  La meta della gita è il pizzo Quadro 3003m sito in fondo alla valle del Truzzo (laterale della valle del Drogo). 

Pizzo Quadro

 Dalla valle del Drogo parte questa mulattiera particolare perché è fatta bene, praticamente intatta, che porta alla diga del bacino del Truzzo, pendenza costante, lastroni di granito ben posizionati, curve e controcurve che sembrano un ricamo in un ambiente ostico e molto ripido, la mulattiera porta dai 1250m di Caurga in valle del Drogo ai 2050m del bacino del Truzzo, tenendo conto che si parte dalla centrale elettrica San Bernardo a circa 1050m, risultano 1000m di dislivello tondi dall’auto al bacino del Truzzo. 

 

Un tratto della mulattiera

Una volta lasciato il fondovalle dove ci sono alcune baite sistemate per le vacanze ed una fattoria, l’avventura prende forma, e tanto per dire non ho incontrato più nessuno, o quasi. Giunti alla diga è ben visibile in fondo il Pizzo Quadro, molto in fondo, si capisce che per raggiungerlo oltre che salire di altri 1000m occorre anche inoltrarsi in profondità, comunque lasciata la diga si risale in breve ad un piccolo laghetto dove si trova il rifugio incustodito Carlo Emilio, del Cai Milano, chiuso a chiave, per pernottarvi occorre contattare il gestore a Chiavenna. 

 

Rifugio Carlo Emilio - Pizzo Quadro in fondo

 Nei dintorni del rifugio qualche traccia di rifiuto, la solita bottiglia vuota, ma questa veramente è l’ultima traccia, (quasi) della presenza umana, per cui gli volto le spalle e proseguo verso il prossimo punto di riferimento l’Alpe Truzzo, un gruppo di capre staziona poco avanti, questi animali purtroppo sono addomesticati e pure bene infatti visto che salgo verso i monti non accennano a seguirmi mi aspetteranno per quando scendo. Ecco all’Alpe Truzzo posso dire che veramente c’è l’ultimo segno della presenza umana, le baite naturalmente, ma anche il prato all’inglese recintato e l’antenna parabolica molto utile per vedere le partite oppure le olimpiadi in tv. 

Alpe Truzzo

 E finalmente si comincia a salire, ma solo fino ad un successivo pianoro, il sentiero c’è e recentemente sono passati a riverniciare i bolli, inoltre ci sono alcuni ometti, ciò rassicura perché l’ambiente comincia a essere ripido e il percorso non è evidente. Più sopra dopo un la salita di un ripido vallone si raggiunge un altro pianoro, qui ci sono alcune pecore, ne vedo 5, ma non si vedono ne pastori ne recinti o ricoveri, evidentemente qui neanche i lupi sono ancora arrivati. 

Ultimo pianoro

Davanti vedo i bolli che proseguono sulla linea di massima pendenza il pendio che mi sbarra la strada, ma sono solo 150m di salita fino ad un bivio, a sx verso il pizzo Quadro, a dx verso Campodolcino vado provvisoriamente a destra mi dirigo verso uno scollinamento dove inaspettatamente incontro 2 escursionisti saliti da Campodolcino, anche loro sono diretti al Pizzo Quadro,  dicono che davanti ci sono altri 3 diretti al “Quadro”,siamo a 2600m, a 5 minuti dal “bivacco del servizio” proprio qui dietro, 

 

Bivacco del servizio, sotto Valle Spuga, a sx  Madesimo

proseguo un 100m per vedere il bivacco affacciato sulla valle Spluga, quindi ritorno indietro e dopo aver dato un’occhiata alla mappa e al vallone che porta sulla cresta terminale, intuendo a grandi linee il percorso, riparto ritornando indietro un pezzetto per poi proseguire verso il Pizzo Quadro che visto da qui mostra la cima piatta cioè quadra. 

Pizzo Quadro - sulla dx il colletto e la cresta finale

I due escursionisti esitano, ma con poca convinzione decidono di proseguire venendomi dietro. Seguo la traccia, ma presto la perdo e quindi vado a vista su terreno non troppo difficile mi dirigo verso il colletto dove comincia la cresta più ripida, i due rimangono subito indietro e poi rinunciano.  Arrivo all’ultimo tratto più ripido, gli ultimi 200m, ci sono tracce di passaggio e qualche residuo di neve della settimana scorsa, risalgo, niente di difficile ma un paio di punti sono esposti, incontro i tre già citati che scendono prudentemente, due giovani donne ed un uomo più esperto che le guida, e finalmente in mezz’ora sono in cima a questo Pizzo Quadro, la cima è piatta e larga, è quadra come dice il nome. 




Mi spiace un po’ aver incontrato questi escursionisti, anche se sono saliti da un’altra parte, l’atmosfera un po’ tesa che mi ha accompagnato nella salita si è sciolta, e siamo tornati nell’ordinario di una gita nei monti della Lombardia, ma devo ancora tornare indietro e ripercorrere ancora la valle del Truzzo dove non penso di incontrare qualcuno, a parte le capre che mi aspettano. Difatti riprendo la discesa nella mia valle disabitata e mi compiaccio dei panorami e della natura che mi cattura e mi porta lontano dalla realtà che ahimè è poco lontana. Ora che scendo i luoghi mi sono più familiari e mi soffermo a guardare dall’alto il percorso e a considerare le deviazioni che portano ad altri alpeggi e altri colli. Raggiungo il bacino del Truzzo e mi riavvicino alla diga, mi aspetta la discesa sulla mulattiera che dovrebbe essere ideale per una corsa leggera e efficace. Ma intanto trovo le capre ad aspettarmi, stavolta, che vado verso valle, sono molto interessate a seguirmi e già prima che le raggiunga si preparano e mi vengono incontro, mannaggia devo seminarle, anche se sembra che sappiano bene dove andare e continuano a venirmi dietro a distanza, poi supero un dosso e le distanzio lasciandole da sole nella valle del Truzzo. 


La mulattiera si rivela ideale per scendere, i lastroni sono ben piazzati per rimbalzare un passo dopo l’altro senza fatica, mi ritrovo 800m più in basso nel fondovalle pianeggiante e ordinario del Drogo dove predomina la presenza umana corredata di  case, reciti, pascoli, etc. Con gradualità ritorno nella esagerata densità della concentrazione umana a cui anch’io sono obbligato a fare parte. Ad un certo punto però è una esagerazione, arrivato nel circondario di Milano trovo auto in coda che cercano di uscire dalla zona e altrettante auto che cercano di entrare, anch’io dovrò mettermi in coda, una situazione estrema che mi influenza, non me ne posso neanche prendere le distanze perché sto contribuendo a formarla, i pensieri si ingarbugliano sulle cause e le conseguenze di faccende in cui mi sento una pedina limitata a spostarsi solo di una casella piccola piccola in una enorme scacchiera. La valle del Truzzo e il Drogo ritornano a essere luoghi lontani e misteriosi per costruire fantasie e pensieri come antidoto alla realtà complicata e cruda senza luoghi aperti e sconosciuti.

Mappa - circa 25km e 2100m D+