lunedì, luglio 24, 2023

Codera – P. Porcellizzo – Gianetti – P. Barbacan – Codera

    Questa gita estiva in effetti comincia e termina a Novate Mezzola ma nel titolo non ci stava. Constatato il meteo favorevole, (ma poi ne riparleremo), il piano consisteva nella partenza ad orario quasi notturno sia per contrastare ‘Caronte’ sia per avere più tempo. Ma la giornata comincia male i pannelli sulla SS36 annunciano una chiusura notturna della strada da Abbadia a Bellano fino alle ore 6:00, quindi non è servito arrivare a Lecco alle 5 di mattina, devo accodarmi al solito TIR sulla strada vecchia del lago di Lecco. Tralascio altri dettagli del viaggio fino a Novate, con gran disappunto per il ritardo comincio a camminare dal basso del paese alle ore 7.  Ci vogliono solo 10min per arrivare al parcheggio in alto, poi cominciano i gradoni della mulattiera per Codera dove arrivo attorno alle 08:10. Oramai i disguidi stradali sono alle spalle e macino lo sterrato noioso per arrivare al rif. Brasca attorno alle 09:25 e 11,3km da Novate. Qui mi rifornisco di acqua alla fontana, mi porto 1,5 litri d’acqua. Proseguo nel fondovalle, il prossimo obiettivo è arrivare nei pressi del Bivacco ‘Pedroni Del Prà’, non perdo tempo a chiedermi se il sentiero è giusto, l’ho percorso l’anno scorso e me lo ricordo, faccio in fredda per sfuggire anche ai tafani che mi inseguono, probabilmente non trovano molti mammiferi da morsicare in questa zona. Dopo un lungo falsopiano costeggiando il greto del torrente raggiungo e attraverso la impressionante frana che scende da un canale. 

Il sentiero attraversa un canale con grossi blocchi franati

 Finalmente salgo di quota fino a raggiungere un vecchio alpeggio con i ruderi di ricoveri per uomini o animali o entrambi. Qui l’ambiente è già grande e selvaggio, guardo il valloncello che porta alla Bocchetta della Teggiola dove salirò per poi deviare a destra verso il bivacco.

Si entra nel vallone che porta alla Teggiola

Appare il Porcellizzo

Il sentiero è ripido ma tutto sommato facile da trovare, trovo tracce di passaggio tra le erbe, qualcuno che passa di qui c’è, ma oggi  sono definitivamente da solo da queste parti. Il mio piano è di arrivare a quota 2400 seguendo il sentiero per il bivacco e poi tagliare a destra in direzione dell’attacco del canale che conduce al Passo Porcellizzo, infatti ci provo, a quota 2350 lascio il sentiero, ma più avanti vedo incontro un ostacolo, uno sperone roccioso che scende al di sotto della quota a cui sto tentando il traverso. Eventualmente dovrò abbassarmi per aggirare lo sperone, intanto mi avvicino, arrivato a ridosso noto una cengia con tracce di passaggio di animali (capre o simili) proprio all’altezza del mio traverso e infatti la raggiungo e  riesco a sbucare dall’altra parte con campo libero fino alla base del canalone.

 

Guardando indietro il passaggio a quota 2370m circa

Il terreno che segue non è proprio agevole, è un misto di sassi e massi, erbe alte e cespugli vari, ma tutto sommato si cammina. Finalmente raggiungo il canale che porta al passo sono a 2500m, è una zona pianeggiante con un laghetto su cui galleggiano le ultime zolle di neve. 

Conca a 2500m alla base del canale del passo Porcellizzo

 Sono trascorse poco più di 5 ore dalla partenza, fin qui va bene anche se l’orario è un po’ avanti, sono le ore 12:15, vediamo come va, adesso c’è la parte più sperimentale, risalire il canale. Le informazioni parlano della possibilità di risalire il canale direttamente se c’è neve, altrimenti sulle rocce a sinistra. Intanto risalgo molto faticosamente lo zoccolo fatto di massi di ogni dimensione che si muovono pure, trovo 2 ometti poi un segno di vernice poi nulla. Qui comincia il ravanage: 1) mi dirigo verso la lingua di neve del canale per saggiarla, la neve è dura provo a risalire con ramponcini, dopo 10 metri rinuncio, i ramponcini non tengono, 2) provo a spostarmi a sinistra a salire e a cercare il passaggio sulle rocce, non vedo niente, neanche un segno, 3) ritorno ancora più in basso e riprovo sulla neve, rimetto i ramponcini salgo una lingua di neve parallela, traverso sotto le rocce e rientro nel canale dove la neve è interrotta da una strisciata marrone (terra), si ma è fango che poggia sulla neve, tutto molto scivoloso e anche ripido, ritorno giù di qualche metro, 4) vedo un passaggio sulle rocce in fianco alla fascia fangosa, risalgo ancora a vedere, ma non si passa, 5) ridiscendo con attenzione i 30m della lingua di neve con l’idea che non riuscirò a salire il canale 6) guardo ancora in alto e molto a sinistra, molto in alto scorgo un segno, il passaggio sulle rocce, ecco dov’era! Questo ravanage mi è costato 3/4  d’ora, riparto e finalmente trovo i segni in abbondanza, facilmente risalgo le roccette senza problemi e in alto ci si riporta verso il canale sempre a distanza dalla lingua di neve che occupa il fondo. In mezzora sono al passo Porcellizzo. Considerando gli errori, 1) non consiglierei come ho letto di percorrere il canale sulla lingua di neve, soggetto anche a cadute di sassi, visto che il passaggio sulle rocce è facile e sicuro 2) non proverei comunque nel canale senza ramponi e piccozza, 3) non proverei a risalire il canale se la lingua di neve è sporca e non è continua 4) direi chiaramente che il passaggio sulle rocce è decisamente a sinistra in corrispondenza del bordo del blocco di placche che delimita un canale detritico/nevoso secondario a sinistra del principale, 4) metterei un bel segno grande di vernice per individuare il passaggio.

Salendo al passo Porcellizzo uno sguardo al vallone risalito

Parte finale del canale

Lato opposto - discesa al Gianetti

Comunque ho raggiunto il passo che era il punto critico della gita. La discesa dal passo Porcellizzo inizialmente è un po’ ripida ma gradinata e ben individuabile, qui i segni di vernice sono abbondanti, si vede il Gianetti in basso, si scende saltando da un masso all’altro in grande numero. In mezzora raggiungo il Gianetti, sono le 14:30, qui inevitabilmente ci sono quelli che bevono birra dai boccali, l’elicottero rosso parcheggiato, l’immancabile G. Fiorelli. Starei qui a guardare cosa succede ma ho giusto il tempo di togliere i sassi dalle scarpe, mangiare una banana, chiamare casa visto che il telefono prende, ripartire anche perché il cielo non è più tanto azzurro anche se non si vedono nuvole minacciose, il tutto in circa 10 minuti. 

Gianetti's eliport

Riparto in direzione del Rif. Omio, vorrei raggiungerlo e poi risalire al passo Ligoncio e scendere a ritroso al Rif. Brasca in val Codera, ma arrivato nei pressi del Barbacan rinuncio a passare dal Rif. Omio e risalgo all’intaglio che collega direttamente la Val Porcellizzo con la val Codera. Raggiungo il passo alle 15:30, il cielo ora è decisamente grigio,  mentre inizio a scendere incontro un altro solitario che arriva dall’Allievi ed è diretto al Brasca, però scende molto piano, così passo avanti e poco dopo ci perdiamo di vista, scende qualche goccia di pioggia, qualche tuono, ma non sembra che voglia diluviare. 

 

Il tempo mutevole in montagna

Più in basso la traccia diventa più marcata e si scende velocemente nel sentiero stile toboga tra rododendri e ginepri, e poi abetaie e boschi misti. Arrivo al Brasca alle 16:50, un’ora e 20 dal Barbacan. Una piccola sosta alla fontana e ripartenza sullo sterrato. Raggiungo Codera alle 17:45 piccola pausa e riprendo a scendere lentamente, quest’ultimo tratto voglio godermelo con calma. Alle 19 circa sono alla base, 12 ore tonde, 40km e 3000m D+.  E molta soddisfazione.

Mappa

 

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giovedì, luglio 20, 2023

Pizzo 3 Signori da Pescegallo

9 agosto 2022. Con in tasca una descrizione scaricata frettolosamente ieri sera da Internet lascio l’auto a Pescegallo e mi avvio verso il passo Salmurano. Dovrei percorrere un anello, ho alcuni punti di riferimento nel telefonino, il primo è appunto il passo Salmurano che raggiungo velocemente e senza gli sci questa volta. Al passo mi incrocio con un tipo che sale dalla parte opposta, dice di arrivare da Ornica e vuole andare al Pizzo. Il prossimo riferimento è il rif. Benigni sull’altopiano di Piazzotti, intanto do un'occhiata al versante bergamasco del passo Salmurano e alla via Francesca della Cima Orientale di Piazzotti che salimmo un paio di volte negli anni 90.
Vista dal Passo Salmurano - lato bergamasco

Seguo i cartelli molto abbondanti, risalgo un canalino e in breve raggiungo il Benigni, ci sono persone all’esterno, ma non mi soffermo, guardo attorno e poi riparto per il prossimo riferimento, la bocchetta di val Pianella, detta anche passo di Bocca di Trona (2224m), con un aggiramento e l’attraversamento di un valloncello la raggiungo in breve, anche qui i cartelli abbondano, tant’è che mi lascio indirizzare verso il Pizzo dei 3 Signori che oramai è diventato la mia meta e così non seguo il percorso che avevo deciso che da da questa Bocchetta scendeva verso il lago rotondo per poi risalire alla Bocchetta Paradiso e poi alla Bocchetta inferno, ma invece mi dirigo direttamente alla Bocchetta Inferno per un percorso più diretto. 

 

Bocchetta di Valpianella - Passo Bocca di Trona

Direzione Bocchetta Inferno

Proseguendo un po su crinale un po in costa raggiungo un altro bivio e qui seguendo le indicazioni prendo il sentiero EE che prosegue in costa, in un paio di punti è un po’ esposto ma si passa bene, la traccia c’è anche se riesco a perderla e ritrovarla più avanti, e arrivo facilmente alla Bocchetta Inferno dove raggiungo due tipi che sono saliti da Ornica. 

Bocchetta Inferno (2306m)

 Da qui si può salire con bel percorso vario al Pizzo con circa 250m D+, lo raggiungo in circa 35min, incontro una dozzina di persone, non mi soffermo perché c’è la nuvola e il panorama è zero. Dal Pizzo sarebbe possibile scendere da un altro percorso dirigendosi comunque alla bocchetta di Varrone vicino al rif. Falk che è il mio prossimo riferimento, ma al momento non colgo questa possibilità quindi ridiscendo alla Bocchetta Inferno e mi dirigo da qui alla Bocchetta di Varrone. Si scende nel vallone del lago Inferno sbarrato dalla diga, lago quasi asciutto a causa della siccità. 

 

Dalla B. Inferno - Lago Inferno

Arrivo alla Bocchetta Varrone, punto di incrocio di diversi sentieri, a poca distanza sta il simpatico rif. Falk. 

Indicazioni alla B. Varrone

 
Lago Inferno - vista dalla diga

Dopo aver osservato bene il lago e il suo livello basso mi avvio al prossimo punto di riferimento, il lago di Trona, 250 m più in basso, anche questo lago è in secca, inoltre sono in corso lavori e non è possibile passare sul coronamento della diga, il percorso alternativo segnalato solo alla deviazione, quindi lasciato all’intuito comporta la discesa ai piedi della diga e la risalita dal lato opposto. 

 

Diga di Trona- lago in secca!

Non resta che tornare a Pescegallo, ancora una piccola risalita poi un bel sentiero quasi pianeggiante porta verso il Piic, arrivati al dosso si ignora la deviazione per Fenile e proseguendo a destra, dopo un traverso si scende il ripido sentiero che scende in val Tronella e che porta diretti a Pescegallo. Poca gente in giro, tante macchine nel parcheggio a Pescegallo, le Orobie sono selvagge ma a breve distanza da questi punti dove gli umani si raggruppano numerosi.. Il giro si chiude anche troppo presto, con questo meteo verrebbe voglia di continuare a camminare fino a sera, la zona offre proprio molte possibilità di fare anelli molto vari e in ambiente interessante.