giovedì, agosto 20, 2009

Valassina Skyrace

Alle 7:00 del 14 agosto 2009 ha preso il via la prima Valassina Skyrace. Partenza e arrivo dalla piazza di Lasnigo. L’inizio è fin troppo facile, ma non bisogna esagerare ne illudersi, si parte in discesa, si scende lungo la statale verso Asso per 2km e si tocca la quota minima, 500m. Si comincia a salire in direzione di Rezzago, sempre su strada asfaltata. Fa già caldo, ed è molto umido come solitamente in Valassina, troppo vicino alla pianura e troppo protetta dai venti. A quest’ora si muovono solo quelli che vanno a lavorare, infatti a intervalli sopraggiungono gruppi di auto appiccicate tra loro che se non fanno stridere i pneumatici è solo perché l’asfalto è ruvido e nuovo. In Breve si raggiunge Rezzago dove naturalmente tutti dormono, nessuno spettatore, incrociamo solo un vecchio e per un attimo ci chiediamo reciprocamente "cosa sta facendo costui?". Ma già abbiamo attraversato tutto il paese le cui strade larghe 1.60m sfidano a passarci in automobile. Si sale verso l’agriturismo di Enco costeggiando la valletta dove si conservano i funghi di argilla, grande attrazione del posto e segno inequivocabile del passaggio di una lingua glaciale. La strada agricola che stiamo seguendo si impenna al 20%, con 3 tornanti ci troviamo in alto in un fantastico bosco di castagni; chissà quanti Castagneros sono venuti qui, in autunno, il mio compagno di squadra Roberto sostiene che questi boschi non li conosce nessuno . Acqua in bocca. Per ora la sete non è un problema .. per ora. Adesso seguiamo le indicazioni su sentiero per il Palanzone, fin qui il tracciato è ancora ciclistico e porta a Caglio. Più avanti deviamo ancora, adesso su sentiero podistico, il bosco si infittisce, si inselvatichisce, di faggi, betulle, Carpini, ortiche. Correndo non ci si rende conto degli scorci che ogni tanto si aprono a destra e a sinistra, stiamo percorrendo un crinale, avvolto da nebbie non dense. Pian piano la pendenza aumenta e si esce dal bosco, ci ritroviamo a camminare, seppur con fiatone, fortunatamente l’orologio è in crash, ko e non posso sapere le pulsazioni, il GPS l’ho già messo via che stamattina non prendeva neanche un satellite, debacle completa dell’elettronica. Inaspettatamente ma benvenutamente dalla nebbia sbuca la punta della piramide sulla cima del Palanzone, in quattro e quattr’otto ci siamo. Primo controllo e primo ristoro con la borraccia che mi porto dietro. 1h20’ da Lasnigo, per ora è un record, è la prima volta. Siamo sudati, ma questo non sarebbe un problema di per se, sono le mosche che vogliono nutrirsi del nostro sudore come capre attirate dal sale, finalmente però c’è la discesa e potremmo liberarcene, anche perché qui è pieno di sterco fresco di asini, pecore, mucche tutti animali regolarmente iscritti a qualche club e frequentatori abituali delle cime prealpine. Giù di corsa sperando di non scivolare sull’erba umida, sullo sterco, o sui sassi levigati .. di posti dove mettere i piedi non ce ne sono altri. Raggiungiamo la strada agricola che per crinale e costa collega Bellagio a Como . Qui si può correre meglio, incontriamo un pastore in moto da enduro stile anni 70, sembra bulgaro o rumeno, più sotto incontriamo un altro tipo che cerca di condurre dei manzi attraverso il bosco, bestemmia come un demonio, è sicuramente uno del posto, presumibilmante il datore di lavoro dell’altro pastore di un paese dell’ex blocco comunista. Forse è proprio rumeno, chissà se qui si trova bene, penso a Ceausescu, pazzo, aveva vietato ai contadini di coltivare la terra, fatto radere al suolo le cascine, deportato la gente dalle campagne per ottimizzare la concentrazione della popolazione in aree a produzione industriale, ha impoverito la popolazione fino ad affamarla. E la Romania è un paese adatto all’agricoltura. Intanto molto velocemente siamo giunti alla Colma di Sormano 1120m, secondo posto di tappa, 1h50’ dalla partenza. Si incrocia la strada asfaltata. Qui giungono i ciclisti da Nesso sul lago, o dalla Valassina, arrivano anche i motociclisti, più tardi, il prato di fronte ad una cert’ora si popola di asciugamani e di donne in bikini, il topless non so. Ma ora non c’è quasi nessuno, solo noi della skyrace, io mi disseto con la mia borraccia, il mio compagno invece potrebbe entrare nel bar a chiedere un bicchiere d’acqua, ma per non perdere tempo si illude di trovare acqua da una improbabile sorgente che conosce lui. Anche io però potevo almeno cercare di riempire la borraccia che è già quasi vuota. Ci avviamo ancora inconsapevoli che la poca acqua rimasta non sarebbe bastata a dissetarci .. la sorgente poi risulterà secca. Comincia la salita verso il monte San Primo, volendo potremmo ritirarci dalla gara, ci sono diversi corridoi di ritorno lungo il percorso. Mentre Roberto scende nel bosco a cercare la sorgente, io ne approfitto per procedere con passo più lento, penso che devo tirare i remi in barca per riuscire a completare l giro. I luoghi mi sono familiari, oramai ci sarò passato decine di volte, Alpe Spessola, Alpe di Terra Biotta, costa del San Primo, per 4 stagioni all’anno, per alcuni anni. E’ per questo che mi sono inventato questa skyrace per rendere i soliti itinerari differenti, ma poi loro non cambiano solo che a ripercorrerli da stanchi non ti preoccupi o non li riconosci neanche. Allora un bel concatenamento, di corsa, sempre con l’idea che sia propedeutico, ma come mi immagino potrebbe diventare un fine per se stesso. Roberto mi raggiunge e insieme, ma lui più agevolmente, arriviamo sul San Primo 1682m, 3h dalla partenza. Gran premio della montagna, top, punto tappa, Cumbre, ma chi se ne frega, l’acqua nella borraccia è finita, la sudata per arrivare fin qui ha prosciugato il corpo, la gola è secca. Per vedere una fontana bisogna scendere di 1100m e percorrere 7km, la skyrace è molto dura, specialmente se hai la borraccia vuota. Per fortuna la parte bassa della discesa è nel bosco e picchia su Barni, finalmente la fonte di San Luigi ci consente una fresca bevuta. Mancano solo 3 km di strada leggermente in discesa per ritornare a Lasnigo, Il marsupio porta borraccia stringe un po’, lo stomaco pieno d’acqua non gradisce la corsa poco agile a causa delle gambe stanche, però rivediamo Lasnigo e il pensiero è tutto per la fetta d’anguria che tra poco potrò gustare. La skyrace termina con il tempo di 4h e 20min. Per ora è il record, i partecipanti e l’organizzazione, cioè io e Roberto si complimentano l’un l’altro. Adesso bisogna pensare alla seconda edizione della corsa, quando ci pare, e soprattutto a migliorare il tempo ..

Valassina Skyrace: 30km – 1600m dislivello – best time 4h 20’