mercoledì, ottobre 19, 2011

Gir di munt

Quando qualcosa piace, inevitabilmente si cerca di approfondire l’argomento, e perché non andare al top. L’idea è di percorrere la Sky Maraton di Premana, 32km +2400, e almeno entrare nei cancelli; il primo a ore 2:00 all’ape Vegessa, il secondo a ore 4:30 all’alpe Premaniga. Ancora una stupenda giornata con temperature miti soprattutto in quota. Da Premana si scende alla zona industriale poi comincia la sarabanda di salite e discese da un alpe all’altra. Il percorso si segue facilmente grazie ai bolli e alle frecce bianche. Più che guardarsi attorno occorre stare attenti al terreno, soprattutto in discesa, Veramente mi fermerei volentieri in uno qualsiasi dei posti che attraverso, potrei osservare i contorni dei pascoli vicini e lontani, la varietà delle specie nei boschi, l’aspetto delle baite, i recinti per gli animali, i segni della presenza dell’uomo e i segni della natura dove ha ripreso possesso del terreno, il profilo dei monti. Invece guardo bene tre metri avanti il punto dove metterò i piedi. Eppure, ripensandoci, alcuni particolari li ho catturati ugualmente mentre passavo, sarà che la ripetitività e la lentezza un po’ addormentano, al contrario il cervello in stato di allerta a causa dell’ingaggio e della corsa è in grado di registrare alcuni fotogrammi che in un seguito torneranno a riproporsi in review. E’ così che mi ricordo l’itinerario, una sequenza di scatti, tac, tac, alpeggio, bosco, curva, discesa, ponte, baita, cavallo, saltino, deviazione, … Cancello, il primo quello delle ore 2:00 lo raggiungiamo in ore 1:50, 1000m in salita e 750m in discesa, sembrerebbe buono nel senso della performance, ma fino ad ora c’è stato il glicogeno muscolare ed epatico a dare forza, adesso invece si va avanti con metabolismo da lipidi che è tutta un’altra faccenda molto più slow. Comunque, adesso si sale e raggiungiamo la bocchetta Larec, ore 3:00, belli rallentati. Ancora un’ora e mezza prima del prossimo cancello, mancano 8km, 1000m da scendere, 400m da salire, potremmo anche farcela, Burgada e Co. ci hanno messo circa 20 minuti !!!! significherebbe una velocità pazzesca in discesa su sentiero a gradoni ?? Invece noi alla fine arriveremo in ritardo al cancello delle ore 4:30, per pochi minuti. Ma considerato le soste e la ricerca dell’itinerario ce l’avremmo fatta.Però, come nella corsa vera non passare il cancello abbatte le motivazioni, per cui, arrivati all’alpe Solina imbocchiamo mesti il sentiero che ci porta direttamente a Premana interrompendo il giro. Dopotutto era solo una ricognizione. Resta il dubbio di come abbiano fatto ad andare così veloci in quella discesa, resta la consapevolezza della performance, restano i fotogrammi dell’itinerario da rivedere.

Gir di munt
Video AS Premana
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lunedì, ottobre 03, 2011

Forever

Che bello, adesso non cambia più niente. L’estate non finisce più, invece di essere contenti, tutti si lamentano, non vedono l’ora di accendere il riscaldamento in casa e di tirare fuori la nuova giacca imbottita. A cosa serve l’estate se hai già fatto le ferie. Si perché siamo abitudinari, vogliamo essere rassicurati che tutto si svolga nel modo consueto.  Oramai la consapevolezza del declino civile della società, di tutti noi, lascia poco spazio alle ipotesi ottimistiche. Non a differenza di quelle popolazioni alle prese con problemi di sopravvivenza, la cui occupazione principale è mettere qualcosa in pancia, anche per noi, la quotidianità, in essa la ripetitività, produce  un rassicurante  appagamento, pari a quello di mangiare. Che bello, si parla di crisi di recessione, ma intanto ogni giorno si svolge non diversamente dal precedente.  L’apatia si diffonde dolcemente, ci si prepara a fronteggiare un pericolo che incombe, come nel deserto dei Tartari di Buzzati, mentre si ignora che il pericolo è la abitudine e la rinuncia al cambiamento che atrofizza lentamente la libera scelta, diventata un elemento di disturbo allo svolgersi del rito abituale, la necessità. Il rapporto che si crea tra tutti noi è di sod-disfacimento dei bisogni elementari, mangiare, godere, distrarsi, evadere, obiettivi minimi, risultati assicurati. Spostare l’obiettivo di poco non si può, appena esci dal sentiero tracciato ti sporgi su di un baratro, una vista orribile, fa paura. Si potrebbe immaginare che tutto sia in cambiamento, come effettivamente è, ma non è necessario tenerlo in considerazione. Perché è molto normale non capire quel che si vede, non vedere quel che si sa, non sapere quel che si pensa e non pensare a quel che si fa. Riempita la pancia, e soprattutto la testa, con la stessa materia oltretutto, resta poca propensione ad ulteriori approfondimenti.