venerdì, luglio 20, 2012

Marathon Trail Lago di Como

Il racconto è lungo 21 ore.

Sabato 14 luglio 09:30
(00) Con un po’ di timore sabato mattina mi ero presentato a Como alla partenza del trail. Finora ne avevo corso solamente un altro, ma questo sarebbe stato più lungo. Alla partenza anche gli altri concorrenti sembrano avere qualche preoccupazione, tutti sono indaffarati per conto proprio; ci sono le formalità da sbrigare, ma sopratutto bisogna organizzare le proprie cose, scegliere cosa portare, decidere cosa inviare ai punti di appoggio intermedi, questa decisione sarà importante nel prosieguo della gara. Dico gara e poi lo sarà, ma alla partenza l’obiettivo è arrivare a Menaggio entro il tempo massimo, arrivarci dignitosamente, magari non proprio ultimo.

(01) Partiti. I primi 4 km sono veramente piacevoli, un fantastico lungolago fino a Cernobbio, tutti in gruppo, c’è l’occasione per conoscere i compagni di corsa, qualche faccia è già familiare, alcuni, quelli davanti, difficilmente li si rivedrà ancora, altri che ti stanno attorno ora della fine diventeranno compagni di viaggio; bastano poche parole a rivelare passioni comuni e reciproca simpatia.

(02) Intanto la salita al monte Bisbino fa già soffrire, la giornata è afosa e nel bosco l’umidità è soffocante, non c’è panorama, non è neanche il caso di arrivare su velocemente, bisogna risparmiare le forze. Finalmente dalla cima del Bisbino comincia un bel percorso ondulato che consente di correre, cominciano i ristori che sono sempre un bel momento per tirare il fiato per scambiare due battute con i volontari, per ricominciare poi verso un nuovo obiettivo.

(03) Per me questi sono posti completamente nuovi, oggi arricchirò di molto la mia conoscenza delle Prealpi, ho studiato la mappa attentamente e sono curioso di scoprire i quei luoghi che hanno attirato l’attenzione.

(04) Come il prossimo punto di riferimento “Pian delle Alpi”, e il prossimo ancora “Rif. Orimento”, posti da visitare con tranquillità, non come ora.

(05) Dopo Orimento il paesaggio diventa finalmente più montano con la salita al monte Generoso. Anche le nebbie che lo avvolgono rendono l’atmosfera decisamente più adatta alla avventura e all'ingaggio.

(06)Al controllo di passaggio in cima al Generoso trovo Maurizio, un mio collega che è venuto apposta per vedermi passare, mi da una grande carica, ci scambiamo poche frasi, ma riparto veramente convinto a superare eventuali difficoltà. Invece per ora va tutto bene, mi piace correre in discesa, il terreno a tratti è impegnativo, ripido e sconnesso, ma non mancano gli sterrati. Cerco di non farla a tutta, non vorrei che cominciasse a dolermi un ginocchio. Raggiungo e sorpasso un paio di persone poi sarà una discesa tutta d’un fiato fino al grosso ristoro di Campione d’Italia.

(07) Pausa, risciacquata, cambio d’abiti, rifocillamento, il piatto del giorno è pastina in brodo?? Mi aspettavo pastasciutta, ma alla fine ne mangio due porzioni, frutta, crostata, biscotti, coca cola. Mi rendo conto che fin qui sono andato bene, cioè, sono 31esimo di 100 che siamo partiti. Non ho per niente fretta, mi fermo per 45 min.

(08) riparto per la salita della Sighignola, la montagna che sovrasta Campione d’Italia e il lago di Lugano. Inaspettatamente il tratto in salita sarà cronometrato, una cronoscalata dopo 42 km di corsa e 2400m dislivello. Comunque non mi interessa gareggiare, perché penso a tutta la strada che ho davanti, ma credo che nonostante questo intento, poi, abbia tirato nella salita, alla fine avrò il 16simo tempo 1:22:09 per scendere di 75m e risalire di 980. Il primo ci ha messo 1:03:51.

(09) Dalla cima della Sighignola cominciano le preoccupazioni, infatti si sentono i rumori dei tuoni, intanto mi aspettavo uno sterrato da correre giù e invece si entra in un bosco con tratti ripidi e scivolosi. Si scende fino a Lanzo d’Intelvi, in basso alle prime goccie mi infilo la giacca impermeabile e quando avvisto il gazebo del ristoro faccio appena in tempo ad infilarmi sotto che arriva il primo forte scroscio della giornata.

(10) Finito di piovere riparto per la salita ad Orimento, seconda visita della giornata, un bel tratto, sterrato militare (zona di trincee e fortificazioni) in un bosco da favola pendio ripido e piante distanziate.

(11) Su arrivato nei pressi del rif. Orimento arriva un altro forte scoscio di pioggia che mi stavolta mi bagna. Mi riparo nei locali della Comunità Montana dove c’è il ristoro e i volontari sempre gentilissimi e premurosi. Arrivano altri corridori e nessuno che intende ripartire. Anch’io indugio, il percorso porta al crocione, uno dei punti più spettacolari dell’itinerario, ma anche un posto da evitare col temporale. Alla fine riparto sotto l’acqua scosciante, sono molto preoccupato perché i tuoni cadono a 360° attorno, ad ogni cocuzzolo del crestone accelero, intanto mi convinco che statisticamente non sono un bersaglio così significante per un fulmine e intanto immagino cosa fare in caso di segnali di elettricità vicina.

(12) Al Crocione, che passo a debita distanza, mi preoccupo ancora perché la discesa continua per una cresta esposta, il posto vale la pena di essere visitato in una bella giornata. Scendo col rischio di scivolare sulle erbe e sul fango e sugli accumuli di grandine. Nell’ultimo tratto ripido su pratoni, nella nebbia, scorgo un volontario che mi guida giù e un altro munito di una potente torcia che mi conduce al bosco dove parte uno sterrato per il pian delle Alpi. Questo tratto che mi immaginavo tranquillo sarà il più impegnativo di tutti. L’acqua si convoglia tutta sullo sterrato che è come un ruscello, sui bordi si trova a stento il modo di passare, più si scende più c’è acqua, i punti pianeggianti sono allagati. Qualcuno scende con i piedi a mollo senza preoccuparsi più di bagnarsi le scarpe. Al termine di questo tratto infido entro nella tenda del soccorso, vorrei aspettare che finisca il nubifragio e rassicurarmi un po’. I volontari vorrebbero fare qualcosa per me, ma a parte la preoccupazione mi sento bene, sono bagnato ma non ho freddo e il tempo sembra rimettersi. Riparto in discesa, il terreno diventa più facile e il tempo migliora.

(13) raggiungo Schignano, Il temporale mi ha preoccupato un po’, ma il fresco della pioggia ha certamente fatto bene al fisico. Con grande soddisfazione, oramai al buio, raggiungo Argegno, punto d’appoggio, dove trovo la roba per cambiarmi e soprattutto le scarpe di ricambio. Posso rifocillarmi con un piatto di pastina, (speravo nella pastasciutta). Qui sul lago il clima è proprio piacevole, l’aria è quella del post temporale e siamo in estate.

(14) Riprendo il cammino dopo una bella pausa, proseguo sulla mulattiera per Pigra, ogni tanto si aprono degli scorci sulle luci di fondo lago, la frontale illumina grandi alberi e i catarifrangenti che segnano il percorso. Sono solo e sto proprio bene, so che davanti ci sono altri corridori, ma preferirei non incontrarli perché mi va di gustare questa atmosfera.

(15) A Pigra il mondo si rianima, gente che ride e scherza fuori da una pizzeria, auto che viaggiano, ma dura un attimo, il percorso riprende in mezzo al bosco. Ad un certo punto un bivio sullo sterrato non è segnato, quindi prendo a sinistra ma sto attento perché non mi convince, infatti avanti un poco sono ancora più indeciso, mi arriva una voce e poi sopraggiunge un giovane che mi precedeva, che aveva perso contatto da altri e che aveva sbagliato strada, mi sembra un po’ agitato. Comunque il problema si risolve in fretta perché torniamo al bivio precedente e ritroviamo la retta via. Il tipo che adesso mi accompagna mi dice di essere un campione di gare di endurance, ma è alle prime esperienze di trail, infatti commenta gli strappi in salita per essere duri ed è a disagio quando per un lungo tratto non ci sono indicazioni.

(16) Si passa da Blessagno, al ristoro i locali scherzano sulla possibilità che nel buio si incontri un cinghiale. Saliamo sempre in coppia, poco dopo troviamo anche un altro gruppo di 3 concorrenti che a loro volta hanno sbagliato strada e stavano cercando le indicazioni. Così in 5 riprendiamo il cammino tutti insieme. Il percorso finalmente spiana e si cominciano a percorrere tratti aperti con viste sui paesi illuminati.

(17) Quando il gruppo si ferma per una sosta tecnica ne approfitto per allontanarmi e finalmente riprendere la strada per conto mio. Qui in terreno aperto i panorami sono fantastici sui laghi e verso nord sull’Altolario e la Valtellina. Però i lampi e i tuoni distanti che sopraggiungono non mi rendono completamente assorto nell’atmosfera.

(18) Il percorso continua con qualche saliscendi, si pasa dal rif. Boffalora, proseguo, forse salto un ristoro, l’attenzione è massima per cercare i catarifrangenti e non uscire dall’itinerario, a volte il sentiero si fa stretto e sulle coste ci sono tratti allagati dall’acquazzone pomeridiano. Comincia la salita al rif. Venini, 4 km di strada asfaltata di pendenza costante, sarebbe anche corribile ad avere le energie. Il rifugio a volte lo vedi tutto illuminato e lontanissimo. Saranno 50min per salire 350m, la FC oramai non sale più, però mi sento bene. Al rifugio grande accoglienza, ristoro e incoraggiamento.

(19) Manca uno strappettino fino alla cima di Tremezzo. Riparto verso la torcia che un volontario dirige per indicare la direzione, arrivato su il tipo avvolto in una coperta addirittura mi accompagna in discesa per 50m per farmi vedere bene l’itinerario. Comincia la discesa a Menaggio, se prima il limite era superare la fatica, adesso bisogna fare attenzione a non inciampare o scivolare. Forse mi impressionerei di fronte ai panorami che mi si presentano, l’albedo verso le Orobie, la luna tra le nuvole, i lampi distanti, i contorni luccicanti dei laghi, ma la frontale è puntata sul sentiero 3 metri avanti e l’attenzione è tutta sul prossimo passo. La discesa è lunga, prima uno zig zag continuo poi il sentiero si allarga un po’ e posso anche accennare una corsettina, raggiungo altri tre che proseguono in gruppo, sono più veloce e si fermano per farmi passare. Accelero per creare un po’ di distacco e godermi l’alba in solitudine.

(20) Arrivo alla galleria militare, taglia una fascia rocciosa permettendo al sentiero di continuare al di là. Una cosa pazzesca, come la guerra che ha richiesto questo lavoro. Adesso veramente sono un po’ acciaccato anche se riesco ancora a correre, l’altimetro però scende lentamente. Invece ad un certo punto si ricomincia a salire, bisogna passare dalla croce di Menaggio, infatti vedo una indicazione. A me le croci non piacciono e sono contrariato dall’itinerario. Infine la raggiungo questa croce e vedo giù Menaggio, sembra ancora molto in basso.

(21) Però adesso la discesa è più netta, ad un certo punto ci fanno passare nelle trincee, meriterebbe una riflessione, ma anche i neuroni sono stanchi. Giù finalmente cominciano le case, sembrerebbe un attimo giungere all’arrivo, ma, per cattiveria questa volta, il percorso segue certi sentieri che contornano il paese andando a risalire certe volte. Un’ultima deviazione, ma oramai sono quasi con i piedi nel lago, finalmente incrocio la statale e sono nel centro di Menaggio e sono accolto calorosamente all’arrivo.

Marathon Trail lago di Como