Stelvio zona strategica
Il viaggio è
graduale ed è ad una velocità (lenta) che ti consente di seguire i cambiamenti
del paesaggio e dell’ambiente antropico. Già il treno non si sa perché vada
così piano, non si sa perché sia così trasandato. Ovviamente il gabinetto
sembra finto, messo lì per folclore, ma quasi
inutilizzabile, l’aria condizionata di solito funziona solo in inverno, mentre
ora, in estate, si è bloccato il
riscaldamento e non si può spegnere. Sono fatti bene questi treni, nonostante i
rumori provenienti dai carrelli lascino immaginare una usura eccessiva di
organi meccanici, non c’è da temere che succeda
qualcosa, .... la forza dell’abitudine. Per fortuna a Tirano scendiamo e non
incrociamo il trenino rosso del Bernina per non dover pensare anche peggio nel
confronto. Ma veramente a me il trenino rosso mi da l’idea del tram più che del
treno. Comunque arrivati qui finiscono i binari e a parte la costosa ferrovia
Retica Svizzera, non ci sono evidenti possibilità di raggiungere qualcuna delle
amene località della zona. Il turismo
qui è ancora basato su come far profitto della necessità altrui, non come offrire
una opportunità che stimoli l’interesse . Partiamo in bicicletta verso Bormio. Poco fuori da Tirano i veicoli a motore deviano e accelerano sulla superstrada, lasciando
in pace i ciclisti a guardarsi attorno e
a respirare l’atmosfera addormentata dei paesi: Lovero, Tovo, Mazzo, Grosotto,
Grosio, Sondalo. Ma sono proprio addormentati in questi posti, sono inebetiti
dalla mancanza di traffico automobilistico, mentre a mio parere avrebbero da
offrire ospitalità e opportunità a turisti del finesettimana e della vacanza eco-light.
Ovvio che non
puoi competere con posti turistici al 100% come Bormio e dintorni, ma nonostante
la modestia dei luoghi tra Tirano e Bormio, la vicinanza alla ferrovia e la
eventuale possibilità di usufruire di servizi (trasporti locali e luoghi
attraenti) a basso costo, potrebbe riscuotere un certo interesse. Ma se come ho sentito i cittadini
della provincia di Sondrio hanno un alto reddito medio procapite, si potrebbe
pensare che va bene così. Pedaliamo nel torpore
di questi luoghi e senza molta fatica, in quasi solitudine arriviamo a Bormio.
Il pensiero comune, mio e di Nicola è che si respira aria di estate e di
vacanza. In effetti la mancanza di automobili e motociclette sulla strada consente
di “vedere” e di apprezzare gli alti, verdi ed irti pendii che fiancheggiamo. L’ingresso
nella conca di Bormio è uno spettacolo, sul fondo cerchiamo di identificare l’ingresso
della valle dello Stelvio che invece è poco evidente.
Finalmente, superato
Bormio, cominciamo la salita vera, anche se “giriamo” sottosoglia e anche se la
pendenza non è esagerata. E’ qui devo
elogiare la bicicletta come mezzo ideale e insuperabile, perché esalta al
massimo l’efficienza dei miei fantastici muscoli e mi consente anche di
guardarmi attorno. Non si può dire che l’evoluzione ci abbia fatto per la
bicicletta perché non è trascorso abbastanza tempo da che è stata inventata ne
ci sono state le condizioni per giustificare un adattamento ad essa. Invece
bisogna dire che la bicicletta è una invenzione straordinaria che ha saputo
amplificare al meglio certe potenzialità umane che probabilmente sono tali per
ben altri scopi.
Ma ora siamo
in pieno Stelvio, la prima parte del percorso ci fa prendere un poco di quota
mentre ci si inoltra nella stretta valle, poi segue un lungo tratto di costa poco
ripido con alcune gallerie, in fondo un gradino vallivo si risale con uno zig-zag della strada e una serie di tornanti.
Al
di sopra si cambia, la valle si fa meno aspra, la strada spiana e segue il
fondo, giusto il necessario per recuperare le forze in vista dell’ultimo
strappo da cui però oramai si vede l’arrivo.
Ci superano alcune motociclette un po’ troppo velocemente e con troppa foga.
Direi che i centauri sono esaltati dalle curve e dalla possibilità di testare l’accelerazione. La strada è perfetta
per motociclette, qualcuno che esagera c’è sempre, non si riesce ad evitare
tutti gli stupidi, ma uno o più cartelli che suggeriscano un comportamento più
civile potrebbe servire. D’altra parte abbruttiscono le nostre città con orribili
cartelloni ma perché non dovrebbero usare pochi cartelli ben piazzati per mandare
un messaggio utile a tutti. In Svizzera lo fanno!
Senza troppa fatica risaliamo
l’ultimo tratto un poco più ripido e arriviamo
al Passo. Vedo con dispiacere il solito chiosco dei Wuster, cibo per
motociclisti, forse l’unica cosa che alla fine ricorderanno bene. Invece, a
proposito, delle 3000kcal spese per arrivare quassù, ammesso di aver utilizzato
il 10% di energia dai grassi, a 9kcal al grammo, fanno 33g di grassi smaltiti Mi spiace constatare
che qui non accolgano i ciclisti, non troviamo neanche un rubinetto per
riempire la borraccia. Non importa, dopotutto non m’interessa di partecipare a
questo ambiente untuoso e poco eco, lo osservo e basta, e non mi attrae per
niente.
Certo la discesa è un’altra cosa, l’ebbrezza della
velocità mi prende, la sfida con l’orario del treno ingaggia, mi sento un motociclista
.... ma mi compiaccio ancora, tutto ciò lo ottengo solo con i miei muscoli e con
la mia destrezza, ad emissioni zero se trascuriamo la CO2 metabolica.
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