Animals animals
Mi colpisce il fattore comune di coloro che non si
preoccupano della condizione degli animali e non si curano delle pratiche in
uso per produrre il cibo che consumano. Per non parlare di chi ha una
considerazione della vita animale come se si trattasse di oggetti inermi.
Il fattore comune è il rifiuto. Il rifiuto di informarsi. Il
rifiuto di mettere il naso dietro questo
piccolo telo che nasconde alla vista la realtà. Si perché il telo è proprio leggero, basta volerlo per riuscire a vedere
cosa c’è dietro. La forza del sistema
non è quella di nascondere le cose, qualora lo fosse ci si sentirebbe privati
del personale diritto di conoscere. La
forza del sistema invece è la complicità. In cambio ti do cibo buono ed
economico, ma non venire a ficcare il
naso in faccende sgradevoli. E lo sgradevole è già di per se un argomento
convincente. In parte ci dovrebbe convincere del sacrificio volontario degli
animali per il bene degli esseri umani e della indifferenza ad essere
trasformati in cibo non solo attraverso la uccisione ma sopratutto mediante una
vita artificiosa e innaturale. Questa
idea c’è, ed è trasmessa dagli adulti ai bambini, in pratica tenendo i bambini
alla larga certi argomenti e rafforzando le situazioni belle, la mucca a
pascolo, la capretta dietro lo steccato, etc. Il cibo è un elemento fondamentale della
cultura di un popolo , è un perno della identità, la conoscenza e l’uso del
cibo è un punto di forza della nostra specie.
Al benessere (presunto) che proviene dalla fabbrica del cibo siamo dunque
predisposti a sacrificare un atteggiamento
sottomesso e in linea con il sistema.
Dunque, per quale maledetta ragione si dovrebbe andare a
guardare dietro il telo se probabilmente
non c’è nulla da guadagnarci. Inoltre la
dannata paura di dover rinunciare a qualcosa che piace, .. il cibo animale ..
porta molti ad assumere un atteggiamento di distacco, o anche a supporto, ... a
qualcosa che non si conosce perlopiù.