Trail lago di Como 2013
Le solite
facce sul lungo lago di Como alla partenza
della corsa. Chi indossa la maglietta dell’ultimo Lavaredo trail, chi la
bandana delle Porte di Pietra, un colorato puzzle di zainetti e scarpe dell’ultima
serie. Purtroppo comincio a farci l’abitudine e mi manca l’emozione e l’apprensione
delle prime corse. Eppure la prospettiva di correre per oltre 20 ore non è da
poco.
Ma tutto si risolve nel momento della partenza, con l’inizio del
movimento la fantasia si ferma e l’attenzione si sposta sulle sensazioni del
momento.
La salita da Cernobbio a Monte Bisbino è uno dei fattori cruciali di questo trail.
Infatti, fa caldo e si suda maledettamente, la disponibilità di energie e
l’andrenalina accumulata nell’attesa della partenza portano sicuramente a
sprecare troppi zuccheri in questo primo tratto. Lo so, e per questo continuo a
tenere d’occhio il cardiofrequenzimetro, ma devo dire che avrei dovuto salire
più piano, invece salgo a quasi 850m/h senza affanno.
Finalmente in quota il
clima è meno caldo, pur se molto umido, comincia la bella traversata dei monti
con bei saliscendi, evito ancora di lanciarmi veloce nelle discese e ho sempre
in testa di risparmiare le risorse. Il percorso lo conosco, lo ripercorro a
distanza di un anno, ho memorizzato molto dalla volta scorsa, questo mi da maggior
consapevolezza e la possibilità di gestire meglio il passo. Dopo Orimento
comincia la salita al Monte Generoso, la pendenza è decisamente più lieve del
Bisbino, qui salgo a circa 500m/h, sulla rampa finale, più ripida mi sento più a
mio agio e accelero un po’, è il clima più fresco che aiuta.
Controllo la
discesa dal Generoso, ma scendendo il caldo umido torna a farsi sentire. Ad
Arogno la gente del posto offre dell’acqua,
non sto facendo altro che bere e finora e ho mangiato solo un po’ di frutta e
un gel di carboidrati. Arrivo baldanzoso al ristoro grande di Campione, 6h22’
da Como, tempo identico all’anno scorso. Mi rinfresco e mi risistemo, mangio un
piatto di pasta bollita scondita, non sarà il massimo ma forse è la cosa
migliore in questo momento. Infatti la ripartenza è un bel trauma, la salita
della Sighignola con questo clima afoso non perdona, però anche se vado piano
vedo molti altri corridori che arrancano. In 1h25’ mi tolgo il pensiero, ancora
con il tempo identico dell’anno scorso.
Quasi alla Sighignola |
San Zeno e il ristoro di Pian delle Alpi |
Lo stato d’animo
è comatoso, al buio mi prendono i colpi di sonno, per tutta la salita a Pigra
arrivano i suoni di un altro concerto, questa volta la musica non mi piace,
però quando in una pausa della musica sento un grugnito nei cespugli a fianco ho un sussulto e uno scatto in
avanti.
Proseguo imbambolato e lento, ma proseguo,
fortunatamente il meteo è congelato, anche se tutto attorno lampeggia, sulla nostra
zona c’è calma piatta. I panorami sono molto confusi per la foschia. Lentamente
avanzo e mi ritrovo al rif. Venini, quasi all’alba i gestori sono in attesa dei
corridori che arrivano molto sgranati. Poi finalmente mi avvio per l’ultima vera
salita al monte di Trermezzo. Come l’anno scorso mi accoglie in cima un
premuroso e ben organizzato volontario. Adesso che sono arrivato quassù,
penando un po’, mi dispiace cominciare la discesa anche se poi è ancora lunga
fino a Menaggio.Ovviamente l’arrivo è sempre una gioia e tutto cambia, finisce lo stato di concentrazione e di dialogo con il fisico per convincerlo a portarti, mentre ora sembra che tutto sia facile e a portata di mano, ritornano i pensieri più complessi. Le oltre 20 ore trascorse a correre si fan sentire, non solo sul fisico, anche per la quantità di spunti e di pensieri che sono in coda visto che anche tutto il cervello è stato impegnato nella corsa.
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