Redorta
Non potevo esimermi dall’accettare un invito per il Redorta, anche se la
notorietà ed il rilievo 2.0 alla accessibilità dell’itinerario mi ha creato
qualche apprensione. Mi preoccupava l’idea di trovarmi in coda in un angolo sperduto e selvaggio delle
Orobie, imbucato in una convention ad inviti. Invece da questo punto di vista è
andato tutto bene, in tutto il sabato siamo saliti al Redorta solo in otto sci
alpinisti. Brevemente, catene alle ruote dal bacino inferiore (Vedello)
fino ad Agneda. Percorso fluido fino al rifugio
Mambretti. Il traversone fino all’imbocco del vallone di Scais sembra sicuro,
sono presenti scariche di lastroni dalle rocce alte, ma il pendii che incombono
sul traverso non facevano paura, anche perché la temperatura è stata per tutto
il tempo molto bassa, anche al ritorno. Neve portante nel vallone di Scais,
tranne alcuni punti in cui c’erano accumuli più recenti. Lastroni gelati e
ventati nei risalti, ma nella conca è presente un po’ di neve soffice. Dopo
aver lasciato al Mambretti un gruppo di quattro diretto al pizzo degli uomini,
io e Nicola siamo soli nel Vallone di Scais, è stato molto bello per un poco restare
isolati, il temuto assalto alla diligenza non c’è stato, questo è un posto
estremamente aspro e selvaggio e siamo qui per questo. Più in alto
sopraggiungeranno due atleti con andatura veloce, ma è stato come se due astronauti si
incontrassero per caso in un cratere di
Marte. Poi, il primo andava così veloce
che non ha nemmeno risposto al saluto. Arrivato al canalino che porta in cresta
si è portato pure su gli sci, ma poi è ridisceso riportando gli sci in spalla. Nel
tempo necessario per arrivare in cima e ridiscendere alla base del canalino,
sono arrivati altri quattro sci alpinisti. La discesa fatta con neve farina
deve essere molto bella, io invece non sono riuscito a curvare granché, il
cielo grigio e luminoso, la direzione del chiarore diffuso era tale da
mascherare il pendio e causare una uniformità pro nausea e barcollamenti. Giunti in fondo al vallone abbiamo
riattraversato facilmente al Mambretti e siamo quindi ridiscesi per la via di
salita, senza la pretesa di sciare ad ogni costo sopratutto nel bosco sopra il
bacino. Non è la prima volta che vengo
qui, ancora una volta mi ha impressionato la prospettiva verticale del
paesaggio, e la bellezza del vallone di Scais isolato, profondo, ma nel contempo rassicurante.
Veramente una occasione per ripulire lo stomaco dal ciarpame e dalla miseria che ci stanno facendo
mangiare. Già, non è una questione di testa, il cervello sa bene come stanno le
cose, il problema è che il sistema di comunicazione mira allo stomaco. Infatti
siamo un popolo malato, siamo intruppati, non abbiamo scampo. Sappiamo tutti come
stanno le cose, c’è una classe politica che perlopiù mira ad occupare i posti
di comando per fare il bene a loro stessi. Una combriccola disposta a tutto pur
di avere soldi facili. Eppure, dopo tutto il casino che hanno fatto, anche a loro
insaputa, ci ritroviamo a vederli ancora in prima fila come se niente fosse. E’
una vergogna, ci hanno impoveriti, derubati, presi in giro, e ancora si
ripresentano come se niente fosse accaduto.
Ma a che gioco stiamo giocando? Prima ti promettono, poi ti fregano, poi
ti promettono ancora, infine ti lasciano così malridotto da prometterti ancora
di restituirti il maltolto. Questo è un
metodo da usura, e se ci fosse anche solo un po’ di buon senso questi
farabutti non avrebbero in gestione
i nostri beni. Perché alcuni ai vertici
di questo paese si arricchiscono in modo esagerato, mantenuti dal lavoro delle
persone oneste? Non aspetto il risultato
elettorale, la premessa, la esistenza di tutto questo è disgustoso, infatti è
lo stomaco che proprio non lo regge.
Promettono promettono e poi fanno sempre gli affari loro!
Promettono promettono e poi fanno sempre gli affari loro!
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