Porte di Pietra - Corsa e libertà
Premessa.
Dopo il
lungo periodo di preparazione, mantenimento, posso finalmente partecipare ad
una lunga corsa. Nell’ultima settimana mi sono riposato, ho preparato le cose
da portarmi dietro, ho tenuto d’occhio il meteo, ho pensato agli aspetti logistici e infine ho studiato bene
il percorso. Fino all’ultimo minuto prima della partenza mi sono dedicato alla
preparazione della corsa, che scarpe mettere, cosa portarmi da mangiare,
l’abbigliamento, etc.
La corsa.
Con sollievo
mi lascio tutto dietro, finalmente alle 8 precise la corsa parte, ormai quel
che sarà, sarà. La giornata è stupenda, sopratutto rispetto a ieri che pioveva.
All’inizio come al solito è uno sprint, sono consapevole che la velocità è
troppo elevata ma ancora non riesco a trattenermi in questo frangente. I miei
compagni di corsa ansimano quanto me, ma nessuno vuole perdere una posizione.
Dopo pochi km fortunatamente si comincia ad arrampicarsi, tutti in fila
indiana, in qualche punto ci sono delle catene, corde, niente di particolare,
però ci si distrae e pian piano si lascia indietro la tensione
Dopo la prima salita comincia il tipo di
percorso che proseguirà fino al traguardo, un saliscendi mai troppo duro.
C’è sempre un panorama perché al bosco si
alterna la costa. Mi colpisce la veduta
di vallate verdi senza quasi la presenza di paesi, siamo in pieno Appennino
Ligure, a differenza del versante marino qui sul versante nord si respira
un’aria di campagna e di natura, ad esempio non si vede nessuna traccia di
incendi a differenza del versante sud.
Raggiungo il primo rifornimento, qui
alle Porte di Pietra la filosofia è di rifornire solo di acqua fresca, il cibo
per la gara è a discrezione di ogni concorrente. Per ora sono riuscito a bere
come si deve, ma ancora sento lo
stomaco alle prese con la colazione.
La meta per ora è raggiungere il monte
Antola che rappresenta più o meno la
mezzeria dell’itinerario. Intanto, proprio sulle rampe del monte Antola si sono concentrate le
nuvole, il tempo è in rapido peggioramento.
Prima di raggiungere la cima del
monte c’è un ristoro aggiuntivo dei volontari delle croce rossa, ci offrono una
tazza di te caldo, provvidenziale perché poco dopo in discesa arriva la prima
scarica di grandine. La temperatura si è abbassata, tiro fuori la giacca
antivento, è leggera e non molto impermeabile, ma sembra che riesca a non farmi
raffreddare troppo.
Il sentiero, che era già fangoso in alcuni punti, adesso
diventa decisamente pastoso. E’
sorprendente che nessuno cada, il maggior problema è non immergere la scarpa
completamente nel fango col risultato sgradevole che il fango entri dentro.
Dopo il monte Antola, la grandinata, il
temporale, il tempo si riprende un po’, ma le forze vanno esaurendosi. Non
sono in crisi, però non vado più come prima. Tento di mangiare, ma lo stomaco si
rifiutai di fare il suo compito, riesco
a mandar giù solo una parte di barretta ogni tanto.
Questa seconda parte del
percorso è molto bella, varia, si attraversano alcune belle faggete, i crinali
sono ampi, i sentieri in discesa sarebbero ben corribili.
Le ultime salite sono
in quota, ma i dislivelli sono brevi, dopo il monte Ebro e la breve rialita ai
monti Gropa e Giarolo, il percorso discende verso Cantalupo.
Sarebbe bello scendere veloce, invece le forze
mi consentono solo una corsa leggera, per gli ultimi 10 km impiego 1h30’, a
passo di lumaca. Arrivo a Cantalupo alle 20:30 e inaspettatamente c’è ancora gente ad
applaudire gli arrivi, sono cose che fanno piacere, dopotutto ognuno ha i
propri obiettivi e aver concluso la corsa è già un buon risultato.
Conclusioni
E’ stato un
gran piacere correre qui in Appennino. Ottima l’accoglienza, perfetta l’organizzazione,
ho visto molti giovani volontari, in particolare della croce rossa, provenienti
dal tutto il circondario, infatti Cantalupo è un paese molto piccolo, si
sono dati molto da fare e sembravano divertirsi anche loro. “Gli Orsi”, che
organizzano la corsa sono molto simpatici, hanno preparato un ottimo pasta
party il venerdì, colazione e cena la domenica. I luoghi della corsa sono belli
e particolari, l’Appennino offre un ambiente naturale e culturale di alto
livello. Dal punto di vista sportivo ho avuto l’occasione di misurare il mio
stato di forma. Bene per quanto riguarda la resistenza e la capacità di sopportare lo
stress, mediocre la performance, mi piacerebbe andare forte per tutta la corsa
e non avere il calo così evidente nel finale.
Non è semplice mettere a punto
una preparazione per lunghe distanze perché abitualmente non ho la possibilità
di testare questa condizione, quindi non resta che provare e almeno trarre
insegnamento dai risultati ottenuti. Mi sembra che un punto interessante da
tenere in considerazione sia l’alimentazione, quella di tutti i giorni da un lato, e quella durante la gara dall’altro. La
sensazione generale è positiva perché il recupero dalla corsa è rapido e
facile, e nonostante la faticata la voglia di ripartire è tanta.
Un altro
aspetto non meno importante della esperienza è stato camminare sui sentieri che
furono percorsi dai Partigiani (Pinan Chichero) che qui in Val Borbera hanno combattuto
aspramente e con valore.
Oggi per me correre è sinonimo di libertà e non posso
fare a meno di pensare con rispetto alla gente che ha contribuito a costituire questo bene essenziale.
Correre in questi luoghi che hanno ospitato le
genti e gli episodi della resistenza, dà una emozione in più e un ulteriore
elemento di soddisfazione.
Le Porte di Pietra TrailVal Borbera
Pinan Cichero
1 Comments:
Mauro, ma dopo l'ora di pranzo hai solo pascolato!
Comunque complimenti, avere la lucidità di fare le foto in una gara di 70 km non è proprio da tutti.
Alla prossima!
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