Scelta vegetariana
Nonostante la mia convinzione della scelta vegetariana e
meglio ancora vegana, sono consapevole della difficoltà di metterla in pratica.
A partire dall’ambito familiare e via via in tutti i contesti sociali e nelle
varie situazioni di vita quotidiana ci si deve difendere dalla continua offerta
di cibo animale. L’alimentazione avuta nell’infanzia
è rassicurante e difficile da lasciare. Gli argomenti a favore del consumo di
carne, uova, latte formaggi sono molto forti. La tradizione, l’abitudine, l’elevata
qualità nutrizionale, il gusto, etc, sono
veramente buoni argomenti. Se poi ci mettiamo la grande offerta di questi prodotti, il costo relativamente
basso se non si bada alla qualità. Se poi consideriamo gli interessi economici nella produzione e distribuzione di questi
alimenti, se pensiamo allo spiegamento di mezzi di persuasione mediatici a promuoverne
il consumo, non è facile resistere e non mangiarne. La situazione è che non ci
si preoccupa dei problemi e dei retroscena
dell’impiego degli animali per produrre
cibo, gli interessati al commercio non diffondono le informazioni complete, i consumatori non sentono la necessità di approfondire l’argomento. si ritiene che gli animali non
abbiano diritti, ed è proprio così, solo alcuni fortunati animali domestici e
alcuni animali selvatici protetti hanno
la tutela umana, tutti gli altri non sono nulla, non sono considerati, tanto più se non li si vede soffrire.. L’allevamento
di animali ha sicuramente origini preistoriche, sicuramente l’evoluzione della
specie umana è stata favorita anche
dalla capacità di sfruttare questa pratica. Noi tutti, come gli umani preistorici,
abbiamo la capacità di arrangiarci e di provvedere in qualsiasi modo alla sopravvivenza
individuale e di gruppo. Ma un conto è ragionare di sopravvivenza e di vita in
natura, un’altro è vivere nella società attuale in cui a causa del sovrappopolazione
umana, la gran parte degli individui ha un ruolo molto simile a quello della
ruota di scorta, ininfluente a fini collettivi. Non c’è il rapporto diretto tra le esigenze individuali e il
mezzo per il quale vengono soddisfatte. Non c’è un rapporto diretto tra il contributo
dell’individuo nella società e l’effetto misurabile. Siamo in una situazione di grande ridondanza di individui che al momento non sembra avere grandi vantaggi e nemmeno un qualche
significato evoluzionistico. Certo la
popolazione numerosa a volte produce una ricchezza e offre la possibilità alla ricerca
scientifica, allo sviluppo tecnologico, alla produzione industriale di migliorare la qualità della vita. Ma pur
avendo maggiori possibilità ci si deve confrontare con la ridotta disponibilità
di risorse naturali, per cui non è possibile che a tutti gli esseri umani viventi
sia data la aspettativa di usufruire di un benessere medio. Ad esempio non è sostenibile dare da mangiare
a tutta la popolazione mondiale gli
stessi prodotti e la stessa quantità del
cibo in uso nei paesi ricchi. La maggior parte della popolazione mondiale
mangia cereali e vegetali. Non metto in discussione la nostra predisposizione
onnivora, e la nostra flessibilità e capacità di adattamento nel procurare e
consumare il cibo. Ma, è che è venuta meno la necessità di provvedere direttamente
al reperimento del cibo, un sistema organizzato produce e ci fornisce il cibo, ed è un
sistema che utilizza metodi terribili e crudeli, incurante dello status degli esseri viventi che tratta.. Ma nonostante il poco
interesse nell’argomento tutti sanno più o meno cosa accade, tutti sanno quale
origine e quale trattamento abbia avuto la deliziosa fetta di prosciutto che
gusta tanto, prima di finire nel panino. OK, per me la consapevolezza
del metodo è già sufficiente per desiderare non essere un destinatario del cibo prodotto
con questo sistema. Il vantaggio a non collaborare, e a non
sostenere un certo sistema perverso consiste anche nell'essere libero di pensare
e di valutare a pieno la situazione. Altrimenti, per convincermi al consumo di quel
cibo, dovrei chiudere gli occhi, non pensare, oppure pensare limitato. Forse così, effettivamente, potrei
sentirmi a mio
agio, e appagato dalla sostanza del cibo. Ma, se non si vuole usare la testa e si
rinnega la capacità che hanno gli animali del genere Homo, di “sentire” e
interpretare lo stato d’animo e le sensazioni che altri esseri viventi provano,
allora va tutto bene, tutto va bene. Meglio non saperne di più!!
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